IL SUO NOME E’ TSOTSI

Il giovane Tsotsi vive in una baracca nel quartiere nero di Johannesburg e si procura denaro derubando incauti cittadini dei quartieri più ricchi insieme a una banda di coetanei senza arte né parte. Ma un giorno la rapina finisce in tragedia (un compagno di Tsotsi uccide la preda) e per Tsotsi è solo l’inizio di una serie di eventi imprevedibili: il furto di un’auto durante il quale spara ad una donna, la scoperta che nell’auto c’è un neonato, i tentativi frustranti di occuparsi del piccolo, fino ad un epilogo che potrebbe sciogliersi in tragedia.

Valori Educativi



Il film mostra un lento, ma inesorabile processo di rinascita, non alieno da contraddizioni e forzature, fatto soprattutto della riscoperta di rapporti umani e affettivi da tempo dimenticati.

Pubblico

16+

Alcune scene di forte tensione

Giudizio Artistico



Il racconto ha una linearità spesso fin troppo esemplare e appare talvolta leggermente meccanico nel rappresentare l’evoluzione del personaggio; tuttavia la resa complessiva è sicuramente efficace

Cast & Crew

Our Review

P ur completamente diversa sotto il profilo formale, questa pellicola sud africana che si è portata a casa l’Oscar 2005 per il Miglior Film in lingua straniera, ha qualcosa in comune con l’ultimo film dei fratelli Dardenne: L’enfant. Nell’uno e nell’altro caso, infatti, la presena di un neonato, con tutte le sue esigenze elementari e al contempo il suo sguardo alieno da finzioni, finisce per influenzare profondamente la vita di un giovane uomo allo sbando.

In questo caso il protagonista di una vicenda costruita, per contro al minimalismo espressivo dei Dardenne, con molta attenzione allo stile visivo e musicale dell’insieme (la Johannesburg di Hood è fotografata con una luce alterata, spesso crepuscolare, il taglio dell’immagine schiaccia il cielo sulla desolazione delle baracche dell’infinita periferia nera della città e nell’aria risuona un rap locale che ritma le azioni del protagonista) è un ragazzo neppure ventenne, che la vita (rievocata in dolorosi flashback prima ancora che con le parole) ha trasformato in un piccolo gangster (è questo il significato della parola slang tsotsi), un individuo dal volto imperscrutabile che intuiamo solitario e solo anche quando divide i passatempi e i crimini con i suoi tre complici.

Poi, però, una morte inutile e sbagliata comincia a cambiare le cose. Dapprima Tsotsi non fare altro che esprimere il suo disagio con uno scoppio d’ira (che investe uno dei compagni in piena crisi alcolica post omicidio); poi , mentre percorre sotto la pioggia strade sempre più lontane e nella sua testa cominciano a comparire visioni di un doloroso passato, come a ribadire la sua identità di criminale (l’unica rimastagli dopo aver rinunciato al suo nome), tenta il furto di un'auto in un ricco quartiere residenziale. Non sa che questo gesto, culminato in uno sparo contro una donna, sarà l’inizio di un lento, ma inesorabile processo di rinascita, non alieno da contraddizioni e forzature (per salvare una vita ne sacrificherà un’altra), ma fatto soprattutto della riscoperta di rapporti umani e affettivi da tempo dimenticati.

No n si tratta semplicemente di intenerirsi di fronte alla fragilità di un essere innocente e indifeso, né, come accadeva ne L’enfant di imparare ad essere uomo e padre. Attraverso il neonato (per cui il pubblico, come rapidamente accade anche a Tsotsi,  non può che immediatamente provare un forte desiderio di protezione), infatti, il giovane gangster rivede innanzitutto se stesso bambino, e così recupera la sua identità per poter cominciare a cambiare.

È chiaro che i moduli del comportamento di Tsotsi non mutano come per magia e le azioni del ragazzo restano inizialmente improntate alla violenza e alla prevaricazione di sempre (come quando obbliga la giovane vedova sarta ad allattare il piccolo, di cui, con spontanea umanità, la ragazza  si offre quasi subito di occuparsi); ma, mentre altrove qualcuno cerca disperatamente un figlio molto amato (basti vedere la cura con cui è decorata la stanzetta del neonato nell’opulenta casa natale) e il cerchio si stringe intorno a Tsotsi, il ragazzo comincia a chiedersi il senso e il valore di ogni vita (come quella, per esempio, del barbone paralizzato dalla vita in giù).

Ecco dunque insinuarsi la necessità di un cambiamento più profondo, il tentativo di riavvicinarsi all’amico percosso, persino la visita alla casa natale del piccolo (a cui è stato imposto il vero nome di Tsotsi, David), anche se proprio quest’ultima provocherà una nuova drammatica svolta nella vicenda.

Nell’incalzare degli eventi Tsotsi teme di perdere quel barlume di serenità conquistata, ma infine decide di fare la cosa giusta.

La vicenda raccontata da Hood (che si rifà all’unico romanzo dell’autore teatrale Athol Fugard, ambientato negli anni ’50, quindi ancora in tempi di apartheid, e con un finale tragico) ha la linearità spesso fin troppo esemplare di un racconto che appare talvolta leggermente meccanico nel rappresentare l’evoluzione del personaggio; tuttavia la resa complessiva è piuttosto efficace e le dinamiche di un mondo che appare assolutamente nuovo agli spettatori italiani (particolarmente nel contrasto tra neri poveri e neri ricchi, tipico del Sud Africa degli anni più recenti) riescono a creare un profondo coinvolgimento dello spettatore, che fa il tifo perché il percorso di redenzione di Tsotsi trovi la sua conclusione.

Forse meno realistica (ma decisiva per lo svolgimento del racconto) la figura della giovane sarta vicina di Tsotsi (sempre bellissima nei suoi curati abiti etnici pieni di ricami e lucidi di colori), che prima di una potenziale compagna incarna la figura materna assente, ma desiderata con struggimento dal protagonista. Gli altri personaggi restano più in ombra, a volte limitandosi a riprodurre stereotipi comuni anche a pellicole nordamericane (l’amico tonto, ma buono, il giovane amico incline alla violenza, il piccolo boss locale), talaltra senza sufficiente spazio per avere un reale sviluppo (come nel caso dei genitori del neonato).

Il film si chiude comunque, al contrario del romanzo da cui è tratto, con un messaggio di speranza, coronamento di un percorso non privo di contraddizioni che porterà dalla solitudine dorata di un’esistenza da piccolo criminale fino ai limiti di una nuova vita, che può cominciare solo quando Tsotsi restituisce il piccolo ai suoi e si riappropria del proprio nome e del proprio pur doloroso passato.

Autore: Laura Cotta Ramosino

Details of Movie

Titolo Originale Tsotsi
Paese Gran bretagna/Sud africa
Etichetta
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