HACHIKO
Una notte di dicembre il professore di musica Parker Wilson trova un cucciolo di razza Akita e decide di tenerlo, nonostante i primi dubbi della moglie. Il rapporto tra uomo e cane si approfondisce, il cucciolo cresce circondato di mille attenzioni e soffre talmente di nostalgia, da accompagnare ogni giorno il padrone e venirlo a prendere alla stazione del treno, anche dopo anni dalla morte improvvisa del professore, diventando un esempio di fedeltà riconosciuto da tutti. La storia è veramente accaduta negli anni Trenta a Tokyo: la statua di Hachiko aspetta ancora fuori dalla stazione di Shibuia.
Richard Gere per Inferno Production
Grand Army Entertainment
Opper Viner Chrystyn Entertainment
Valori Educativi
Un caso di fedeltà assoluta di un cane al suo padrone ma anche di affetto del secondo per il primo
Pubblico
TuttiGiudizio Artistico
Il tono e lo spessore dei personaggi sono da pubblicità di facili emozioni: lucine natalizie, turbini di neve e nuvole di fiato, tutti gentilissimi e sorridenti. Gli umani fanno da contorno al cane
Cast & Crew
Produzione
Richard Gere per Inferno Production
Grand Army Entertainment
Opper Viner Chrystyn Entertainment
Sceneggiatura
Stephen P. Lindsey
Our Review
In questo remake di un film giapponese del 1987, è l’uomo a essere adottato dal cane, per giunta di una razza altera e poco incline a compiacere i bipedi con numeri da circo. Sembra il destino ad aver portato Hachiko da un lontano tempio giapponese ai piedi di un sensibilissimo professore del New England, in una sera tempestosa. Il tono e lo spessore dei personaggi sono da pubblicità di facili emozioni: lucine natalizie, turbini di neve e nuvole di fiato, tutti gentilissimi e sorridenti. Gli umani fanno da contorno al cane, il cui autorevole punto di vista è assunto spesso, con soggettive in bianco e nero che puntano le salsicce sul barbecue, o la stanza da letto che l’adorato padrone divide con la legittima moglie Cate. La quale all’inizio è a ragione preoccupata per il marito: lo trova addormentato sul divano davanti alla tv, mentre il cucciolo mangia i popcorn dalla ciotola comune, o ne osserva i vani tentativi, a carponi nell’erba, mentre mostra all’animale come riportare una pallina quando la si lancia… e opta per una politica di tolleranza.
La vita scorre placida, la figlia della coppia si sposa e ha un bambino (è lui, anni dopo, a raccontare in classe la storia di Hachiko), finché una mattina il cane riporta a Parker la pallina, ed egli ripete troppe volte che tornerà alle cinque: muore prima, durante una delle pochissime scene in cui lo vediamo fare il suo mestiere. Durante il funerale viene letta una sua lettera che inserisce quasi a forza nella narrazione una straniante lezioncina di Gere-pensiero sul senso della vita, della morte, di Dio e dell’uomo, probabilmente una concessione in cambio del contributo alla produzione del film.
Da qui inizia la seconda parte della storia: mentre la fotografia si fa man mano più seppiata, si ripete durante le stagioni e gli anni seguenti il rito giornaliero dell’attesa alle cinque del pomeriggio: Hachiko è sempre più macilento perché ha scelto di vivere da randagio e il piazzale davanti alla stazione diventa la sua casa, il venditore di hot dog il suo amico nonché fonte di cibo. L’animale finisce sul giornale per la sua storia di strenua attesa fiduciosa, e muore sognando di rivedere il padrone.
Saremo forse insensibili più che cinofili, ma non abbiamo versato una lacrima. Resta il fatto che da un opportuno lavoro di potatura risulterebbe uno spot di raffinati biscotti per cani.
Autore: Chiara Ferla Lodigiani
Details of Movie
Titolo Originale | Hachiko. A dog’s story |
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Paese | USA |
Etichetta | FamilyVerde |
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