Gorbaciòf è il soprannome di Marino Pacileo, contabile del carcere di Poggioreale a Napoli, che ha una vistosa voglia rossastra sulla fronte, proprio come il noto ex presidente russo. L’uomo vive una vita insignificante tra il lavoro, che compie in modo disonesto, e il gioco d’azzardo. Si innamora di Lila, una ragazza cinese figlia dell’uomo che mette a disposizione il tavolo per le carte, e quando scopre che questi è indebitato, inizia a sottrarre i soldi dal carcere e a prendere parte ad attività sempre più pericolose e illecite per aiutare la giovane.
Triste storia di un personaggio pur magnificamente interpretatao da Toni servillo, che conduce un’esistenza violenta e senza affetti.
David ha 24 anni, è un giovane tranquillo senza troppe ambizioni, gestisce l‘affitto di alcuni appartamenti del palazzo in cui vive e ha un impiego saltuario come giardiniere del comune di Parigi. Aiuta sua sorella Sandrine, insegnante di inglese, andando a prendere a scuola la nipotina di 7 anni, Amanda. La vita scorre tranquilla quando in un attentato terroristico, Sandrine viene uccisa. David si trova di fronte a un problema più grande di lui: Amanda ha solo lui come parente più vicino…
1961: Jenny, sedicenne figlia di una coppia piccolo borghese che ha investito tutto per la sua educazione, è totalmente assorbita dagli studi per ottenere quei risultati che le garantiranno l’ingresso alla prestigiosa università di Oxford, ma intanto sogna Parigi. Un giorno però incontra l’affascinante e gentile David, molto più grande di lei, che le spalanca un mondo fatto di musica, arte, ristoranti, e amore. Jenny è conquistata da quest’educazione “diversa” che sembra mettere sotto sopra tutto quello in cui ha creduto fino a quel momento. Ma forse anche David non è quello che sembra…
In una tranquilla cittadina inglese vive Tony che dopo la morte improvvisa della moglie di cancro, cade in depressione. In certi momenti sente l’impulso al suicidio ma trova conforto nel prendersi cura del suo cane e nel vedere dei filmati confidenziali che gli ha lasciato la moglie. Per il resto continua a lavorare in un giornale locale che raccoglie banalissime cronache della vita di quel piccolo centro ma, partendo dal presupposto che per lui la vita non ha nessun valore, dice a tutti quello che pensa nel modo più brutale. Si comporta in questo modo nei confronti del cognato Matt che cerca invece di confortarlo, di un suo collega bonaccione, della melanconica segretaria Kath, del postino, della simpatica prostituta Roxy, del vagabondo triste che gli fornisce la droga. Solo quando va al cimitero ha piacere di intrattenersi con la vedova Anne, con la quale riflette sul senso da dare alla loro vita dopo che sono rimasti soli…
George e Anne sono una coppia di anziani insegnanti di musica ormai in pensione. Anne subisce un ictus invalidante e George le promette di prendersi cura di lei e di non portarla più in ospedale. La figlia Eva passa talvolta a trovarli ma è molto impegnata all’estero e non fornisce alcun aiuto concreto..
Il piccolo Josh ha dieci anni e frequenta la Waldron Mercy Academy, una rinomata scuola cattolica di Philadephia. A settembre inizia l’anno scolastico ma la gioia di ritrovare i propri compagni e amici di classe è offuscata dalla tristezza per un recente lutto familiare: da poco tempo è morto il nonno che viveva in casa sua e a cui voleva molto bene. Del nonno ricorda in particolare la sua fede profonda e per questo, anche se non si considera molto credente, decide di chiedere a Dio un segno che gli dia la sicurezza che il nonno sta bene…
Roma 1974. Guido è un artista d’avanguardia che vive come imperativo l’idea di essere provocatorio e anticonvenzionale, nella vita e nell’arte. Ama sua moglie Serena e i due figli, Dario e Paolo, di 10 e 5 anni, ma non evita di tradire la prima con le belle modelle con cui lavora, e di tenere i secondi al riparo solo il minimo indispensabile dai disordini di una vita sregolata. All’indomani di una mostra d’arte contemporanea milanese, dove Guido ottiene cattive recensioni per una sua performance che vorrebbe essere provocatoria ma che risulta solo ridicola, la coppia va in crisi. Guido incolpa Serena di averla voluta seguire a tutti i costi, deconcentrandolo. Serena, intanto, si lascia affascinare dagli umori femministi che circolano nel mondo dell’arte e accetta di seguire la gallerista Elke, con i bambini, in una vacanza in Provenza per sole donne. Quando Serena torna in Italia, è cambiata. La famiglia esplode, poi si ricompone, tra gioie e dolori, tutto sotto gli occhi dei due bambini, incolpevoli testimoni di uno stravolgimento dei costumi in un Paese che sta cambiando.
Un ritratto di Giulio Andreotti nella prima metà degli anni ’90 – dall’insediamento del suo settimo governo all’apertura del processo che lo vide imputato come mandante dell’omicidio di Mino Pecorelli – come bilancio della storia italiana del Dopoguerra.
Marco è un ragazzo un po’ impacciato, timido e riservato, che ha abbandonato una laurea in astrofisica per seguire la sua passione per i bambini, lavorando part-time in un asilo. Quando s’innamora di Stefania, studentessa di letteratura francese tanto bella quanto irraggiungibile, le proverà tutte per conquistarla, anche seguire i consigli di un padre latin lover.
Rappresentazione di un personaggio senza speranze, che conduce un’esistenza deplorevole senza affetti, senza interessi, senza amici. La corruzione alberga nelle stesse istituzioni che dovrebbero combatterla
Pubblico
18+
Scene di violenza e turpiloquio
Giudizio Artistico
Una storia al rallentatore che si rivitalizza solo attraverso scene di violenza che ridestano per un attimo lo spettatore annoiato. Buona l’interpretazione di Toni Servillo, e apprezzabili certe inquadrature e la fotografia, che restituisce l’immagine di una Napoli dolente e “malata”
Fin dall’inizio ciò che rimane impresso sono i gesti e i rumori reiterati che caratterizzano il film: dalle grosse chiavi di metallo che girano nella toppa e rappresentano la distanza incolmabile tra l’interno e l’esterno del carcere, alle porte sbattute con violenza, simbolo anch’esse della separazione tra questi due “mondi”, al conteggio dei soldi, sia da parte di Gorbaciòf che li sottrae dal suo lavoro, sia da parte del padre di Lila, che li prende dalla cassa del ristorante per anticipare il pagamento dei debiti. Proprio di questo tratta il film: corruzione, all’interno del luogo che dovrebbe sanare ogni tipo di attività illecita e rappresentare in qualche modo la legalità (si pensi alla figura del magistrato strozzino e alla guardia del carcere omertosa che sa del “vizio” di Gorbaciòf di intascarsi soldi che non gli appartengono), e gioco d’azzardo. Marino Pacileo è un personaggio senza speranze, che conduce un’esistenza deplorevole, senza affetti, senza interessi, senza amici. Al lavoro, in mensa, non si siede mai con nessuno. Invece di tornare a casa si chiude nel retrobottega del ristorante cinese e gioca a poker, senza quasi parlare. È un uomo duro, che non sa relazionarsi se non con il linguaggio della violenza e dell’aggressione fisica. Quando anche lui s’indebita e viene seguito dagli scagnozzi del suo strozzino, non si lascia intimorire: prima aggredisce uno di loro picchiandolo a sangue, poi si reca direttamente in tribunale, dall’usuraio in questione, che altri non è che un noto magistrato, che di giorno gioca a fare il paladino della giustizia e di sera preferisce giocarsi tutto a carte. Gorbaciòf è un personaggio negativo che però, nella sua negatività, non riesce a stabilire alcuna empatia con lo spettatore. Nella storia mancano dei punti di svolta significativi e un’escalation che tenga incollato il pubblico allo schermo senza farlo addormentare. Il film è parco di dialoghi, pochissimi e spesso in un napoletano non da tutti comprensibile a un primo ascolto. Questo rallenta il ritmo della storia, che si rivitalizza solo attraverso scene di violenza che ridestano per un attimo lo spettatore annoiato.
Quello che Stefano Incerti descrive è un mondo senza speranze, una città, Napoli, dove in certi quartieri e ambienti la criminalità è padrona incontrastata e chi è nato lì è abituato a difendersi e a sua volta ad attaccare con violenza. Un mondo di bruti, dove Lila rappresenta quel tocco di bellezza esotica che è estraneo e lontano da tutto questo. La ragazza è per l’uomo una spiaggia felice rispetto al solito grigio e triste mondo nel quale lui è immerso, ma a sua volta Gorbaciòf è per lei la scoperta di un regalo, il sogno di un viaggio, la speranza di un futuro diverso, un’evasione dalle quattro mura squallide del ristorante cinese nel quale la giovane trascorre la maggior parte del suo tempo. È proprio l’utopia di una vita diversa che unisce a doppio filo due personaggi che altrimenti non avrebbero nulla a che fare l’uno con l’altra: Lila è giovane e bella, mentre Gorbaciòf è brutto, non più giovane, e certamente non più desiderabile. Sembrano la Bella e la Bestia, tanto che la scena in cui lei lo medica, dopo che l’uomo ha fatto a botte con uno degli scagnozzi che gli stava addosso per i debiti di gioco, richiama, visivamente, proprio la scena del noto film d’animazione in cui Belle medica la Bestia ferita e iniziano a gettarsi i semi dell’amore che poi germoglierà tra i due. A differenza che nelle fiabe, però, una fine tragica e senza logica spegnerà la speranza di un destino diverso. Buona l’interpretazione di Toni Servillo, e apprezzabili certe inquadrature e la fotografia, che restituisce l’immagine di una Napoli dolente e “malata”, oscura e sotterranea. Per il resto il film è di una noia abissale.
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