Gorbaciòf è il soprannome di Marino Pacileo, contabile del carcere di Poggioreale a Napoli, che ha una vistosa voglia rossastra sulla fronte, proprio come il noto ex presidente russo. L’uomo vive una vita insignificante tra il lavoro, che compie in modo disonesto, e il gioco d’azzardo. Si innamora di Lila, una ragazza cinese figlia dell’uomo che mette a disposizione il tavolo per le carte, e quando scopre che questi è indebitato, inizia a sottrarre i soldi dal carcere e a prendere parte ad attività sempre più pericolose e illecite per aiutare la giovane.
Triste storia di un personaggio pur magnificamente interpretatao da Toni servillo, che conduce un’esistenza violenta e senza affetti.
La Prima guerra mondiale è appena terminata e Anna, come molti suoi concittadini tedeschi, piange il suo giovane fidanzato Frantz caduto in battaglia per mano dei francesi. Tutti i giorni si reca sulla sua tomba. Durante una delle sue visite al cimitero Anna incontra Adrien, un giovane francese desideroso di rendere omaggio al suo amico tedesco Frantz morto in guerra. Nella piccola comunità in cui vive Anna la presenza di un francese susciterà reazioni contrastanti tra gli abitanti, ma Adrien porta con sé anche un mistero per la famiglia di Frantz.
George e Anne sono una coppia di anziani insegnanti di musica ormai in pensione. Anne subisce un ictus invalidante e George le promette di prendersi cura di lei e di non portarla più in ospedale. La figlia Eva passa talvolta a trovarli ma è molto impegnata all’estero e non fornisce alcun aiuto concreto..
Piombino. Anna e Francesca, amiche inseparabili, sono due adolescentidi quattordici anni che vivono nelle case popolari sullo sfondo delle acciaierie che danno lavoro e disperazione a mezza città. Provengono da situazioni familiari disastrate (una ha in padre in carcere, l’altro è un violento) e in balia di loro stesse finiscono per fare scelte sbagliate o frettolose. Solo Alessio, il fratello di Anna, non disprezza di fare l’operaio nell’acciaieria e non cerca di fuggire da Piombino…
1961: Jenny, sedicenne figlia di una coppia piccolo borghese che ha investito tutto per la sua educazione, è totalmente assorbita dagli studi per ottenere quei risultati che le garantiranno l’ingresso alla prestigiosa università di Oxford, ma intanto sogna Parigi. Un giorno però incontra l’affascinante e gentile David, molto più grande di lei, che le spalanca un mondo fatto di musica, arte, ristoranti, e amore. Jenny è conquistata da quest’educazione “diversa” che sembra mettere sotto sopra tutto quello in cui ha creduto fino a quel momento. Ma forse anche David non è quello che sembra…
Circa 3000 anni fa Agamennone , un re greco pieno di mire imperialiste, decide di conquistare Troia con il pretesto di vendicare l'onore di suo fratello fratto becco dal bel Paride. E' costretto a portarsi con se l'altero Achille, terribile guerriero che si preoccupa solo che qualcuno parli di lui per i prossimi mille anni. A Troia intanto Ettore, tutto casa e famiglia, é costretto a scendere in campo per colpa di quello sciupafemmine di suo fratello.
Angie non è molto fortunata nel lavoro e la sua vita familiare è alquanto dissestata, con un ragazzo da allevare e un padre che non si è più fatto vedere. Ma crede di saper far bene una cosa: il collocamento di manodopera immigrata nelle tante fabbriche che operano intorno a Londra. Ha decisione e grinta da vendere e avvia quindi un'agenzia di collocamento assieme a una sua amica. Ma le cose non sono così facili come aveva sperato...
Marco è un ragazzo un po’ impacciato, timido e riservato, che ha abbandonato una laurea in astrofisica per seguire la sua passione per i bambini, lavorando part-time in un asilo. Quando s’innamora di Stefania, studentessa di letteratura francese tanto bella quanto irraggiungibile, le proverà tutte per conquistarla, anche seguire i consigli di un padre latin lover.
Stefano Cucchi viene fermato da una pattuglia di carabinieri il 15 ottobre del 2009 e trovato in possesso di droga. Nell’udienza preliminare che convalida l’arresto, Stefano si presenta con grosso lividi agli occhi e alla mascella ma a chi gli chiede la ragione di quelle ferite, risponde che è caduto dalle scale. Viene portato al carcere Regina Coeli ma durante la notte viene trasferito d’urgenza nell’ala dell’ospedale Sandro Pertini destinata ai detenuti. Stefano muore in ospedale il 22 ottobre. L’iter giudiziario sulle responsabilità di quella morte è ancora in corso.
Rappresentazione di un personaggio senza speranze, che conduce un’esistenza deplorevole senza affetti, senza interessi, senza amici. La corruzione alberga nelle stesse istituzioni che dovrebbero combatterla
Pubblico
18+
Scene di violenza e turpiloquio
Giudizio Artistico
Una storia al rallentatore che si rivitalizza solo attraverso scene di violenza che ridestano per un attimo lo spettatore annoiato. Buona l’interpretazione di Toni Servillo, e apprezzabili certe inquadrature e la fotografia, che restituisce l’immagine di una Napoli dolente e “malata”
Fin dall’inizio ciò che rimane impresso sono i gesti e i rumori reiterati che caratterizzano il film: dalle grosse chiavi di metallo che girano nella toppa e rappresentano la distanza incolmabile tra l’interno e l’esterno del carcere, alle porte sbattute con violenza, simbolo anch’esse della separazione tra questi due “mondi”, al conteggio dei soldi, sia da parte di Gorbaciòf che li sottrae dal suo lavoro, sia da parte del padre di Lila, che li prende dalla cassa del ristorante per anticipare il pagamento dei debiti. Proprio di questo tratta il film: corruzione, all’interno del luogo che dovrebbe sanare ogni tipo di attività illecita e rappresentare in qualche modo la legalità (si pensi alla figura del magistrato strozzino e alla guardia del carcere omertosa che sa del “vizio” di Gorbaciòf di intascarsi soldi che non gli appartengono), e gioco d’azzardo. Marino Pacileo è un personaggio senza speranze, che conduce un’esistenza deplorevole, senza affetti, senza interessi, senza amici. Al lavoro, in mensa, non si siede mai con nessuno. Invece di tornare a casa si chiude nel retrobottega del ristorante cinese e gioca a poker, senza quasi parlare. È un uomo duro, che non sa relazionarsi se non con il linguaggio della violenza e dell’aggressione fisica. Quando anche lui s’indebita e viene seguito dagli scagnozzi del suo strozzino, non si lascia intimorire: prima aggredisce uno di loro picchiandolo a sangue, poi si reca direttamente in tribunale, dall’usuraio in questione, che altri non è che un noto magistrato, che di giorno gioca a fare il paladino della giustizia e di sera preferisce giocarsi tutto a carte. Gorbaciòf è un personaggio negativo che però, nella sua negatività, non riesce a stabilire alcuna empatia con lo spettatore. Nella storia mancano dei punti di svolta significativi e un’escalation che tenga incollato il pubblico allo schermo senza farlo addormentare. Il film è parco di dialoghi, pochissimi e spesso in un napoletano non da tutti comprensibile a un primo ascolto. Questo rallenta il ritmo della storia, che si rivitalizza solo attraverso scene di violenza che ridestano per un attimo lo spettatore annoiato.
Quello che Stefano Incerti descrive è un mondo senza speranze, una città, Napoli, dove in certi quartieri e ambienti la criminalità è padrona incontrastata e chi è nato lì è abituato a difendersi e a sua volta ad attaccare con violenza. Un mondo di bruti, dove Lila rappresenta quel tocco di bellezza esotica che è estraneo e lontano da tutto questo. La ragazza è per l’uomo una spiaggia felice rispetto al solito grigio e triste mondo nel quale lui è immerso, ma a sua volta Gorbaciòf è per lei la scoperta di un regalo, il sogno di un viaggio, la speranza di un futuro diverso, un’evasione dalle quattro mura squallide del ristorante cinese nel quale la giovane trascorre la maggior parte del suo tempo. È proprio l’utopia di una vita diversa che unisce a doppio filo due personaggi che altrimenti non avrebbero nulla a che fare l’uno con l’altra: Lila è giovane e bella, mentre Gorbaciòf è brutto, non più giovane, e certamente non più desiderabile. Sembrano la Bella e la Bestia, tanto che la scena in cui lei lo medica, dopo che l’uomo ha fatto a botte con uno degli scagnozzi che gli stava addosso per i debiti di gioco, richiama, visivamente, proprio la scena del noto film d’animazione in cui Belle medica la Bestia ferita e iniziano a gettarsi i semi dell’amore che poi germoglierà tra i due. A differenza che nelle fiabe, però, una fine tragica e senza logica spegnerà la speranza di un destino diverso. Buona l’interpretazione di Toni Servillo, e apprezzabili certe inquadrature e la fotografia, che restituisce l’immagine di una Napoli dolente e “malata”, oscura e sotterranea. Per il resto il film è di una noia abissale.
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