FORZA MAGGIORE
Tomas è molto impegnato sul lavoro ma appena ha trovato una settimana libera, ha organizzato con sua moglie Abba una settimana bianca da passare tutti assieme ai loro due figli. Una mattina una valanga sembra travolgerli:Abba si preoccupa di porre al riparo i due figli mentre Tomas si allontana. Abba ne resta turbata ma non sa come dirlo al marito. Quando finalmente trova il coraggio di ricordare l’episodio in presenza di una coppia di loro amici, Tomas nega di esser fuggito…
Il regista è molto bravo nel piegare il mezzo cinematografico allo scopo di realizzare la sua particolare formula narrativa: un’indagine quasi scientifica sul comportamento e sul’animo dei protagonisti. Vincitore a Cannes 2014 nella sezione Un Certain Regard
Valori Educativi
Una famiglia ritrova faticosamente l’unità solo quando marito e moglie riescono a parlarsi e lui riconosce le sue debolezze
Pubblico
18+Una scena di nudo parziale femminile, linguaggio scurrile
Giudizio Artistico
Il regista è molto bravo nel piegare il mezzo cinematografico allo scopo di realizzare la sua particolare formula narrativa: un’indagine quasi scientifica sul comportamento e sul’animo dei protagonisti. Vincitore a Cannes 2014 nella sezione Un Certain Regard
Cast & Crew
Produzione
PLATTFORM PRODUKTION AB
PARISIENNE
COPRODUCTION OFFICE APS
MOTLYS
Regia
Ruben Östlund
Sceneggiatura
Ruben Östlund
Our Review
Tomas e Ebba sono all’inizio di una pista di sci con i loro figli, Vera e Harry, perfettamente attrezzati per la loro prima discesa. Sono bloccati da un fotografo che noiosamente li fa mettere in posa più volte per fermare la felicità di questa bella famiglia benestante che si è concessa una vacanza sulle alpi francesi, un’ottima occasione per ritrovare se stessa dopo i tempi dispersivi del lavoro.
Il regista è molto bravo a prepararci alla crisi psicologica che sta per investire questa famiglia. Riprende il profilo di stupende montagne innevate sotto il sole, ma al contempo ci fa sentire i sinistri boati delle esplosioni innescate per generare valanghe controllate e il noioso crepitio dei cannoni da neve continuamente in funzione.
L’albergo in cui la famiglia di Tomas risiede è moderno e pieno di confort ma il regista ci tiene a sottolineare le sue anonime strutture verticali che spezzano il morbido profilo della natura circostante; silenziosi inservienti che si muovono con passo felpato nell’albergo sembrano in realtà essere in grado di udire tutto quello che viene detto dagli ospiti nell’intimità delle loro camere. La vacanza di Tomas, sembra dirci il regista, non è un uscire dal proprio mondo, ma continuare a restarne imprigionati. Le inquadrature del regista svedese sono fisse, e si modificano senza fretta: il suo è un “lavoro al microscopio”: vuole stare addosso ai suoi personaggi e analizzare i movimenti della loro anima che sono molto lenti, come è lenta ogni presa di coscienza che comporta accusare se stessi.
La valanga controllata che ha quasi raggiunto la famiglia generando solo tanto pulviscolo bianco, ha diviso la famiglia: Ebba si è nascosta sotto il tavolo con i figli mentre Tomas è scappato, salvo tornare dopo poco, quando il pulviscolo si è dissipato. Tutto questo avviene nei primi minuti del film: tutte le restanti quasi due ore sono dedicate ad analizzare le reazioni della famiglia a questo evento.
Come avrebbe reagito una coppia italiana di fronte a una situazione del genere? Probabilmente la donna avrebbe fatto una sfuriata al marito, questo all’inizio avrebbe farfugliato qualche difesa ma poi avrebbe, nella migliore delle ipotesi, chiesto scusa. Nel film ci troviamo invece di fronte a una famiglia svedese. Lei non ha nessuna reazione subito dopo l’evento, ma l’umore si è raggelato e gli stessi bambini sentono il freddo che si è instaurato in famiglia. Ebba non riesce per lungo tempo a esprimere disapprovazione per il comportamento del marito: lo fa solo raccontando l’episodio a degli amici comuni in presenza di Tomas, quasi sentisse la protezione dell’imparzialità di un racconto da salotto piuttosto che non la confidenza di un colloquio a tu per tu con il marito.
Il problema ora si sposta su Tomas, che all’inizio nega ostinatamente di esser fuggito, incapace di essere onesto con se stesso. Questa fragilità umana genera altre fragilità e, come in un gioco di domino, anche la coppia di amici entra in crisi. Strutturalmente fragile (lui è divorziato con figli avuti dal precedente matrimonio, lei è più giovane di vent’anni), invece di essere in grado di aiutare Tomas e Abba nel loro problema, iniziano ad accusarsi a vicenda perché nei non crede più che lui, Harry, sia in grado di proteggere la nuova unione, dopo che ha abbandonato la prima.
Il film prosegue ponendo l’accento sulla progressiva presa di coscienza di Tomas della propria fragilità ma è evidente che il problema è un altro. Il film ci ha voluto mostrare una doppia incomunicabilità: la difficoltà dell’uomo di uscire da se stesso per aprirsi agli altri e l’incapacità di porsi in un rapporto diretto con la natura, che invece continua a rivestire di modernità.
Siamo dalle parti dell’incomunicabilità di Michelangelo Antonioni ma l’approccio di Ruben Östlund appare più scientifico che artistico. Le sua sequenze fatte di quadri fissi sembrano altrettante lastre RX dove con lucidità e distacco vengono evidenziate le deformazioni di un’umanità chiusa in se stessa.
In fondo, per restare in ambito svedese, i coniugi di Scene da un matrimonio (1973) di Ingmar Bergman avevano un grosso vantaggio rispetto a Tomas e Abba: parlavano, parlavano ininterrottamente, anche litigando e con tutte le loro debolezze c’era almeno comunicazione fra loro.
Autore: Franco Olearo
Details of Movie
Titolo Originale | Turist Force Majoeur |
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Paese | SVEZIA DANIMARCA FRANCIA NORVEGIA |
Etichetta | Non classificato |
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