ANATOMIA DI UNA CADUTA

2023150 min14+   Crisi Matrimoniale

Un uomo viene trovato morto ai piedi della sua abitazione dal suo figlio undicenne, ipovedente. Le autorità francesi incriminano la moglie di omicidio.  La macchina filmica di Justine Triet gioca con lo spettatore, lo guida nella vicenda facendo apparire e sparire i miraggi della verità. Il film palesa evidenti problemi di rigidità ideologica e propone una visione ostile e senza soluzioni della coppia uomo-donna e della famiglia. In Sala

Sandra, è una scrittrice di successo. Di origine tedesca, vive da un anno nelle montagne vicino a Grenoble con il marito francese, Samuel, ex professore e aspirante scrittore, e il loro unico figlio, l’undicenne Daniel, ipovedente in seguito ad un incidente avvenuto quando aveva quattro anni. Una mattina Daniel , di ritorno da una passeggiata con il suo cane guida, trova il padre morto ai piedi della casa. Tutto fa pensare ad una caduta dall’alto, precisamente dal terzo piano, dove Samuel stava finendo la ristrutturazione della casa, non ancora conclusa. Tuttavia, l’autopsia e l’analisi della scena dell’incidente fanno emergere alcune incongruenze rispetto alla teoria dell’incidente, le quali portano le autorità giudiziarie francesi ad incriminare Sandra in quanto principale sospettata: l’incriminazione è resa possibile dal ritrovamento di un file audio sul computer di Samuel (quest’ultimo aveva preso l’abitudine di registrare la propria vita quotidiana come supporto per l’ispirazione artistica), che registra un violento e feroce litigio tra i due coniugi. Le prove rinvenute non sono sufficienti né a condannare né ad assolvere Sandra, così la partita per la verità si giocherà entro l’aula del tribunale, dove poco alla volta verrà svelata la vita individuale e coniugale di Sandra e Samuel, tra tradimenti e conflitti più o meno repressi: i traumi e i sensi di colpa legati all’incidente che rese cieco Daniel; l’invidia sotterranea provocata dal confronto tra le aspirazioni letterarie frustrate di Samuel e il successo di Sandra; il conflitto sull’iniqua divisione del lavoro domestico, che spettava per la maggior parte a Samuel; e ancora le rimostranze di Sandra dovute al trasferimento in Francia e la sua insofferenza per l’isolamento in montagna. Tutti questi fatti emergono al processo, ma questa anatomia della vita individuale e di coppia di Sandra e Samuel non fa altro che confondere le acque, e più che chiarire sembra allontanare sempre più dalla verità sull’accaduto. Verità che ossessionerà sempre più il figlio Daniel, diviso tra due opzioni per lui egualmente terribili: il suicidio del padre o il suo assassinio da parte della madre. Proprio lui, facendo ordine nei suoi dolorosi ricordi, riuscirà a trovare la chiave di volta per comprendere la vicenda, prendendo su di sé il difficile compito di decidere qual è la verità quando non ci sono elementi oggettivi per capire qual è la verità.

 


Valori Educativi



Il film non propone un modello di famiglia positivo: Samuel e Sandra sono egocentrici e poco rivolti ai doveri del loro ruolo genitoriale che, entrambi a loro modo, trascurano. Sandra è bisessuale e racconta di aver tradito il marito più volte. Il film palesa evidenti problemi di rigidità ideologica e propone una visione ostile e senza soluzioni della coppia uomo-donna e della famiglia.

Pubblico

14+

Pesanti tensioni coniugali, linguaggio crudo. Un scena di intensa sofferenza di un animale

Giudizio Artistico



Il film, vincitore del 76esimo festival di Cannes, è teso e avvincente, tiene lo spettatore incollato allo schermo, ed esamina con grande forza emotiva la tragedia familiare e umana di Sandra e Samuel. Inoltre è particolarmente interessante il modo in cui viene affrontato il discorso sulla verità e sulla riproducibilità della vita

Cast & Crew

Regia

Sceneggiatura

Arthur Harari

Sceneggiatura

Justine Triet

Sceneggiatura

Our Review

“Anatomia di una caduta”, vincitore del 76esimo festival di Cannes, è quasi un’opera prima, perlomeno metaforicamente: è infatti una virata non indifferente nella carriera della quarantacinquenne regista francese Justine Triet, la quale ha alle spalle, per quanto riguarda i lungometraggi di finzione, tre commedie. Teso ed emotivamente claustrofobico, il quarto lungometraggio è una svolta drammatica e cupa nella filmografia della Triet, ed apre una via che sembra essere molto promettente per lei ed interessante per tutti gli appassionati di cinema. “Anatomia di una caduta”, infatti, è un film avvincente e brillante, tematicamente complicato ma semplice da seguire nel suo svolgimento.

L’anatomia del titolo, più che alla caduta, si riferisce alla vivisezione di una famiglia e di un rapporto di coppia incrinato e particolarmente problematico. La “caduta”, metaforicamente parlando,  è quella di tutti gli uomini e di tutte le donne, di Samuel e Sandra, che devono confrontarsi e scontrarsi su una realtà che non è quella che desideravano e speravano, nel tentativo di ricomporre in una sintesi nuova i cocci infranti dei loro sogni. Quello tra Samuel e Sandra è uno scontro tra due personalità forti e molto spigolose, una battaglia tra due scrittori egocentrici ed auto-indulgenti, che faticano a vivere in armonia come coppia genitoriale, essendo entrambi troppo risucchiati dalla venerazione di sé stessi e del proprio idolo, la scrittura.

Un altro tema interessante e ben sviluppato è quello della verità: un concetto sfuggente, che sia la corte che Daniel, insieme a tutti gli spettatori, cercano spasmodicamente di inseguire, ma senza successo. Più ci addentriamo nei dettagli, nelle vite di Sandra e Samuel, e più ci confondiamo, venendo sommersi da una gran quantità di fatti che potrebbero servire a più interpretazioni. La macchina filmica di Justine Triet gioca con lo spettatore, lo guida nella vicenda facendo apparire e sparire i miraggi della verità, confondendolo fino a fargli chiedere se davvero ci sia una soluzione, una verità: più ci addentriamo nella vicenda e più quello che era iniziato come un classico legal misthery si trasforma nell’eterna tragedia umana, dove la soluzione, se c’è, è ancora lontana dall’essere trovata, dove non esistono formule perentorie come “colpevole” o “innocente” da utilizzare come riparo contro l’incertezza.

Dal punto di visto etico-ideologico, merita un discorso a parte la dinamica uomo-donna e marito-moglie proposta. L’opera è una critica al discorso sociale che colpevolizza la donna che esce dagli schemi. La colpa di Sandra sarebbe quindi solo quella di essere una donna forte che mette in crisi schemi sociali tradizionali che corrono lungo la distinzione maschile-femminile, svelando doppi standard e fragilità di una società maschilista. Questi discorsi, se pur sono rappresentativi di una certa realtà sociale contemporanea, sono pericolosi in quanto non riescono, e forse non provano nemmeno, ad inserire queste inappuntabili critiche entro una visione del mondo più ampia; invece si esauriscono nell’esaltazione del femminile e nello svilimento del maschile, in una guerra dei sessi che non fa bene a nessuno e non conduce da nessuna parte. Alla fine del film il personaggio dell’avvocato di Sandra le dice “Forse il problema è che ci aspettiamo troppo”. E se è vero che un tempo le donne erano “socialmente programmate” per non avere aspettative di carriera e quindi per sacrificarsi sull’altare della famiglia, il fatto che ora sia l’uomo che la donna nutrano aspettative rischia di rendere la convivenza tra i sessi entro la coppia esattamente come è mostrata nel film, ovvero un covo di risentimento e frustrazione. Questo è un problema di individualismo: se ognuno si aspetta tutto per sé, non sarà mai in grado di sacrificarsi per l’altro, e quindi non potrà mai costruire qualcosa più grande di sé stesso. A farne le spese, come nel film, sono i figli. E se è sacrosanto condannare chi vuole “tornare indietro” ad una segregazione della donna quantomai anacronistica, l’ideologia della celebrazione della donna forte e della caduta del maschio non sono certo la soluzione. “Anatomia di una caduta” è la rappresentazione di una crisi (della coppia, della famiglia) che esiste, ma è una rappresentazione eticamente discutibile perché non prova a fornire una soluzione. Ne abbiamo una prova anche dal fatto che Sandra, durante il film, non cambia minimamente, resta la stessa donna di sempre, come ad indicare che non c’è nulla che vada cambiato in lei. Quando un personaggio non cambia, non è un essere umano, ma un simbolo, e il film di cui fa parte non parla dell’esperienza umana, ma si limita al discorso sull’esperienza umana, un discorso ideologico e cieco, e tanto più insidioso quanto più si cela dietro ad una storia di finzione.

GIUDIZIO ESTETICO 8/10

Autore: Nicolo Pedemonti

Details of Movie

Paese FRANCIA
Tipologia
Titolo Originale Anatomie d'une chute
Tematiche-dettaglio
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