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Inghilterra 1775. William Reynolds è un uomo d’azione e di spada che lavora per la Compagnia delle Indie Orientali. Il suo capo, Charles Kemp, gli commissiona spesso lavori sporchi, come quello di sottrarre documenti compromettenti, assaltando una nave mentre rientra al porto. William desidera cambiare vita e Charles apparentemente accetta; in realtà ha preparato per lui un trappola mortale perché il giovane conosce troppi segreti della Compagnia. Scampato per miracolo all’attentato, William si rifugia in un tranquillo paesino di campagna fingendo di essere il nuovo reverendo del luogo. Qui incontra la bella Charlotte; la sua fede profonda fa nascere in William il desiderio di chiedere il perdono divino per la sua vita passata e cresce in lui il desiderio di sposare la ragazza anche se sa di non poter fare a meno di dirle la verità sul suo passato. Inseguito dai suoi sicari, Williams è costretto nuovamente a fuggire e questa volta si reca in America, a Philadelphia, nello stesso anno della Dichiarazione di Indipendenza…
Realizzare un adattamento della monumentale opera di J.R.R.Tolkien, un testo di oltre 1200 pagine ricchissimo di eventi e personaggi, di luoghi e di creature fantastiche, era un’idea circolata fin dall’uscita del romanzo, tanto è vero che l’autore, un po’ a corto di fondi, ne aveva venduto i diritti. Tuttavia la sfida implicita nel tentativo di dare corpo ad un immaginario tanto ampio e dettagliato (Tolkien descrive luoghi, usi, oggetti, lingue, edifici e specie viventi con una meticolosità certosina, che de resto corrisponde alla fanatica cura del particolare che è propria di tanti suoi adoranti lettori) era evidente e forse al di sopra delle possibilità del cinema anche di soli dieci anni fa.