L’OMBRA DEL POTERE
1961. Edward Wilson, pezzo grosso della CIA, è coinvolto nel fallimento dell’Operazione alla Baia dei Porci. Quando un video inviatogli anonimamente lo mette sulle tracce del responsabile della fuga di notizie, per Edward è l’occasione di ripercorre il passato, dall’infanzia ferita dal suicidio del padre agli anni dell’università, quando viene reclutato dall’esclusiva confraternita degli Skull & Bones. Dopo aver sposato senza amore la bella figlia di un senatore, Edward, inserito nei neonati Servizi Segreti, viene inviato in Europa e dopo la fine della guerra a Berlino entra nei primi giochi di spie della Guerra Fredda. Tornato negli Usa, prova a ricostruire il rapporto con la moglie e il figlio che non ha mai visto, ma i doveri che lo chiamano nella CIA fanno sì che la vita famigliare si deteriori inesorabilmente. Quando Edward scopre infine che l’indiscrezione che ha fatto fallire la missione viene proprio dalla sua famiglia - per questo lui stesso è sottoposto al ricatto dei russi - non esita a ricorrere a misure estreme.
James J. Robinson
Tribeca
Valori Educativi
Il protagonista non si libera del suo carattere chiuso, e anaffetivo forse per questo così adatto a gestire senza rimorsi il lavoro sporco e spietato dei servizi segreti
Pubblico
18+Alcune scene a contenuto sessuale e di violenza nei limiti del genere.
Giudizio Artistico
Il protagonista resta impenetrabile e la storia della CIA sembra navigare a vista senza che lo spettatore possa cogliere l’idea di fondo che muove i neonati servizi.
Cast & Crew
Regia
Robert De Niro
Sceneggiatura
Eric Roth
Our Review
riginariamente il film avrebbe dovuto essere girato da Coppola, che resta come produttore) e optando per una struttura narrativa complessa fatta di continui flashback che sembra essere ormai una moda tra chi vuole trattare argomenti ponderosi, il secondo film di Robert De Niro tenta di ricostruire in modo fedele la nascita del sistema di intelligence americano, dando conto di successi e sconfitte, (pochi) slanci ideali e metodi spesso spietati.
A guidare lo spettatore in questa esplorazione un personaggio volutamente opaco e anaffettivo, trascinato forse senza volere in un mondo nel quale svolge un ruolo decisivo pur nella sua quasi irritante immobilità.
Edward Wilson non si rifiuta mai: quando gli viene offerto di entrare nel mondo dorato della più esclusiva confraternita universitaria (piena di figli di senatori destinati a folgoranti carriere) è pronto a svelare il suo triste passato per suggellare l’alleanza, ma poi non pare godersi più di tanto i lussi che la posizione gli ha garantito; quando gli chiedono di tradire il suo docente sospettato di essere una spia nazista Edward esegue, salvo scoprire che si trattava di un misunderstanding (ma lo tradirà di nuovo); quando la sorella di un compagno di università lo seduce Edward non dice di no, anche se è innamorato di un’altra. Certo, il fatto che la tentatrice sia Angelina Jolie, incongruamente costretta a chiedere un matrimonio riparatore, tutta la faccenda sembra un po’ incredibile, ma tant’è; ad ogni modo Edward, richiamato al dovere dal vecchio generale e patriota interpretato dallo stesso De Niro, lascia la sposa incinta poco dopo il matrimonio e scompare per sei anni nell’Europa in guerra.
Gli anni del conflitto gli scorrono addosso rendendolo se possibile ancora più chiuso, e forse per questo così adatto a gestire senza rimorsi il lavoro sporco dei primi mesi della Guerra Fredda. Se Edward sia un patriota o solo un impiegato casualmente impegnato in una burocrazia un po’ atipica è un dubbio che lo spettatore comincia ad avvertire molto presto e che non si toglie fino alla fine, mentre sullo schermo da una parte si seguono le prime operazioni della neonata CIA e dall’altra (nella “cornice” della storia) Edward prosegue l’indagine su un misterioso filmato che forse può spiegare il fallimento dell’operazione cubana alla Baia dei Porci.
Il rapporto tra Wilson e il figlio, che evidentemente nelle intenzioni degli autori avrebbe dovuto costituire il vero asse portante del racconto, risulta però estremamente sacrificato; se il protagonista resta impenetrabile (un’unica incrinatura nella sua corazza si intravede quando si occupa del figlio che, preda dell’emozione, si è fatto la pipì addosso a una festa di Natale), neppure il personaggio del figlio aiuta lo spettatore a entrare nel nodo emotivo del racconto.
Le sue azioni appaiono mal motivate, la sua partenza per l’estero repentina e inspiegabile, mentre la dinamica della relazione di Edward con la moglie risulta ancora più contraddittoria.
A nche il versante “lavorativo”, del resto, reso meno leggibile pure da alcune scelte di cast (gli agenti russi si assomigliano in modo fastidioso), si configura come un accumulo di situazioni in cui Edward (e il suo brutale aiutante, un John Turturro che avrebbe meritato di meglio) sembra navigare a vista senza che lo spettatore possa cogliere l’idea di fondo che muove i neonati servizi.
Il drammatico finale (lasciato aperto a un seguito che De Niro riiene necessario a rendere ragione alla storia della CIA) arriva dopo quasi tre ore rese piuttosto noiose dall’impossibilità di immedesimarsi in almeno uno dei personaggi e non fa che ribadire una morale fredda chiara fin da subito: il sistema di segreti e paranoie in cui Edward si fa coinvolgere con irritante indifferenza è destinato a rovinare la sua vita (senza produrre per altro in lui troppi rimpianti) e quella dei suoi, ma rappresenta forse una dolorosa necessità in un mondo in cui le spie non sono individui eccezionali alla James Bond, ma grigi burocrati impegnati in un Risiko mondiale silenzioso e dagli scopi oscuri.
Autore: Luisa Cotta Ramosino
Details of Movie
Titolo Originale | The Good Shepherd |
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Paese | USA |
Etichetta | Non classificato |
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