IL PASSATO

2013130 min14+  

L’iraniano Ahmad torna in Francia, dopo quattro anni dalla separazione da Marie – di cui è stato il secondo marito – per firmare i documenti relativi al loro divorzio. La donna, infatti, ha intenzione di sposare Samir, con cui ha una relazione da quasi un anno. L’annuncio di questo matrimonio, che non sembra turbare più di tanto Ahmad, uscito ormai da tempo dalla vita della donna, si abbatte invece con violenza su Pauline, la maggiore delle due figlie (che Marie ha avuto dal primo marito), ancora affezionata ad Ahmad e infastidita dalla novità di un terzo uomo nella vita sua e di sua madre. Marie non riesce a comunicare con sua figlia e chiede ad Ahmad di parlarle per capire il perché della sua ostilità nei confronti di Samir. Di chiacchierata in chiacchierata, e di litigio in litigio, emergono segreti e verità che rimettono in discussione i rapporti tra tutti.

L’iraniano Ahmad torna in Francia, dopo quattro anni dalla separazione da Marie – di cui è stato il secondo marito – per firmare i documenti relativi al loro divorzio. Una storia di peccato e redenzione di grande intensità, con una sceneggiatura perfetta


Valori Educativi



Un film magistrale, che senza mai coinvolgere dinamiche di fede nel trascendente, tocca di fatto temi “implicitamente” religiosi, parlando in maniera lucidissima di senso di colpa, peccato e redenzione

Pubblico

14+

Scene di tensione psicologica

Giudizio Artistico



Una storia di grande intensità, con una sceneggiatura perfetta e implacabile, serrate scene di dialogo e grandi interpretazioni

Cast & Crew

Our Review

Ottimo film drammatico dell’iraniano Asghar Farhadi (autore della sceneggiatura oltre che della regia), di cui già si era apprezzato il precedente Una separazione, premiato nel 2012 con l’Oscar per il miglior film straniero. Il passato racconta una storia di grande intensità, attraverso una sceneggiatura perfetta e implacabile, serrate scene di dialogo e grandi interpretazioni (la protagonista, Bérénice Bejo – in un ruolo diversissimo da quello in The Artist che l’ha resa nota al grande pubblico – ha vinto il premio come miglior attrice al Festival di Cannes 2013).

La sapientissima costruzione narrativa conduce lo spettatore sempre più in profondità nello svolgimento della storia, rivelando gradualmente le psicologie dei personaggi e i segreti che nascondono. Anche se le scene parlate hanno il sopravvento sulle azioni, si può individuare in ogni dialogo una “azione cinematografica” che conduce la storia in avanti, alzando la posta in gioco. Pur non essendolo, infatti, Il passato funziona come un giallo giudiziario, in cui l’arte retorica e le capacità induttive hanno un ruolo fondamentale nello svelamento della verità: l’iraniano Ahamd, secondo marito della donna e assente da quattro anni dalla vita della sua famiglia, riesce a guardare le cose da un punto di vista esterno e a svolgere pertanto – narrativamente – il ruolo il del “detective”. La distanza (temporale, geografica e culturale) dal contesto in cui si trova ora a dipanare l’intricata matassa, non gli toglie, certo, né il dolore per la separazione da Marie e dalle sue figlie né la responsabilità per la sofferenza che può infliggere e aver inflitto loro (la cosa che Pauline teme di più, a proposito del nuovo fidanzato di sua madre, è che un giorno possa andarsene e lasciarle sole, come ha già visto fare a due uomini, tra cui suo padre).

Nonostante il dolore e la paura, Ahmad sembra un uomo sereno, pacificato con la propria vita e i propri errori. Cerca con insistenza di appianare tutti i conflitti e di non lasciare che le persone coinvolte in questa storia possano diventare schiavi dei segreti che nascondono e delle bugie che hanno detto. Questa sua ostinazione sembrerebbe, in un primo momento, arrecare solo più dolore di quanto già gli altri non ne provino ma, sulla distanza, dimostra di essere la strada più giusta perché gli altri imparino a conoscersi e a maturare giudizi responsabili sulla realtà. Verso la fine del film, in maniera sorprendente, il film abbandona il punto di vista di Ahmad e – sempre procedendo come in un giallo in cui si resta con il fiato sospeso fino alla fine – si avventura nella scoperta del personaggio di Samir, rivelando lati del suo carattere imprevisti e leggendo sotto una luce positiva (benché non per questo meno dolorosa) l’intera vicenda.

Un film magistrale, che senza mai coinvolgere dinamiche di fede nel trascendente, tocca di fatto temi “implicitamente” religiosi, parlando in maniera lucidissima (e non pessimistica, come hanno scritto alcuni critici, semmai realistica) di senso di colpa, peccato e redenzione. Riuscitissima è anche la descrizione dei rapporti tra adulti e bambini (i soliti, questi ultimi, incolpevoli spettatori dei madornali errori dei grandi) e tra adulti e adolescenti (la serietà con cui Ahmad incarna il ruolo di padre putativo di Pauline è affascinante e commovente). La pertinace ricerca della verità da parte dell’uomo è intrisa di un senso morale del tutto familiare a una visione della vita che contempla la verità – appunto – come data, oggettiva e perciò conoscibile. La svolta, imprevedibile, dell’ultimo atto, con la scoperta del personaggio di Samir – che lo mostra come un padre e un marito migliore di quanto il film aveva lasciato intendere fino ad allora – non solo è un pezzo di alta scuola di scrittura ma consegna al film un messaggio che potrebbe riassumersi in una famosa asserzione: “La Verità vi farà liberi”.

Autore: Raffaele Chiarulli

Details of Movie

Titolo Originale Le passè
Paese Francia Italia
Etichetta
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