LA PREMIERE ETOILE La prima stella
Jean-Gabriel Elizabeth, di origini antillane, è sposato con la francese Suzy ed è padre di tre figli. Passa il tempo tra lavoretti saltuari e scommesse fallimentari rifiutando di sistemarsi, mentre sua moglie sgobba per tutta la famiglia. Un giorno, quando la figlioletta gli chiede di portarla in settimana bianca, lui le promette che lo farà. Suzy, esasperata dall’ennesima boutade, si rifiuta di aiutarlo, così Jean-Gabriel raccoglie un po’ di soldi e parte per la Savoia con i figli e la madre, sperando di sistemare le cose un po’ alla volta….
France 2 Cinema
Rhône-Alpes Cinéma
Valori Educativi
Un inno alla forza dei legami familiari e delle tradizioni. Il padre di famiglia, dalla vita alquanto incasinata, è mosso da autentico affetto verso i suoi familiari e dal desiderio di superare i suoi difetti
Pubblico
TuttiGiudizio Artistico
Un film di buoni sentimenti, piacevolmente anacronistico, magari un po’ frammentario, ma alla cui simpatia e “gentilezza” si fatica a resistere
Cast & Crew
Produzione
France 2 Cinema
Rhône-Alpes Cinéma
Mars Distribution
Cinémage 3
La Banque Postale Image
Cinécinéma
Canal +
Regia
Lucien Jean-baptiste
Our Review
Questa commedia per famiglie campione di incassi in Francia, che il protagonista (attore comico di una certa notorietà) ha firmato come regista e ha basato sui propri racconti di infanzia, è un inno alla forza dei legami familiari e delle tradizioni attraverso il paradosso quasi da barzelletta di una famiglia di neri sul bianco delle nevi savoiarde.
Il protagonista Jean-Gabriel è un marito deludente (non riesce a tenersi un lavoro e lascia che sia la moglie a sgobbare per portare a casa la pagnotta), un padre deficitario (arriva sistematicamente in ritardo dai figli per colpa delle sue scommesse, e li riempie di promesse che non mantiene mai), un figlio quanto meno carente (non va mai a trovare la madre, si rivolge a lei solo quando ha bisogno). Eppure, sarà la simpatia del suo interprete, sarà l’autentico affetto e desiderio di essere migliore che vediamo nei suoi occhi, fatto sta che non possiamo non volergli bene, come del resto fanno, con tutte le loro obiezioni, i suoi familiari.
Deve essere questa luce che ha spinto Suzy, l’unica non “di colore” della famiglia, a sfidare la sua famiglia (apprendiamo più avanti che non parla da anni con il padre) per stargli accanto.
Ed è questa luce che lo anima quando, spinto dalla sfida che la sua bambina (evidentemente la più ansiosa di integrarsi del gruppo) gli pone con la sua richiesta di una “borghesissima” settimana sulla neve, decide di mettersi all’opera. Le avventure di Jean-Gabriel e famiglia potevano ridursi semplicemente ad una barzelletta (e qualche volta, è vero, il film si perde in gag simpatiche ma un po’ fini a se stesse), ma il regista riesce nell’intento di farne anche lieve, tenero ma umoristico apologo di integrazione, mettendo in scena le diffidenze a partire dagli scontri della coppia che affitta alla famigliola lo chalet di montagna.
Lei, un po’ razzista ma troppo elegante per dirlo, lui aperto all’incontro con i nuovi arrivati, se non altro perché i figli di Jean-Gabriel (e in particolare il piccolo, che si è messo in testa di conquistare la “prima stella” di abilità sugli sci) lo risarciscono dell’assenza dei nipoti sempre troppo lontani.
A fare da collante c’è sempre la mamma di Jean-Gabriel, vitale e religiosissima, pronta a dare una mano (e anche parecchi saggi giudizi), ma non a sostituire il figlio nel difficile ma doloro percorso di presa di coscienza delle sue responsabilità di padre. Sarà solo quella la condizione per riconquistare l’affetto di Suzy.
Nel frattempo tutta la famiglia avrà modo di trovarsi a casa in quell’ambiente apparentemente così in contrasto con loro: il figlio maggiore adolescente attraverso un delicato accenno di love story con una bella francesina, il piccolo nel rapporto con l’anziano padrone di casa e la bambina presentandosi (finalmente fiera dei propri capelli crespi che la fanno così “nera”) ad un concorso di tradizionalissimi canti di montagna.
Il tema dell’integrazione, desiderata, ma anche temuta e vista come una possibile rinuncia alla propria identità, si ritrova in vari momenti del film, tra cui una divertente scena in un negozio di parrucchiere, dove le antillane si recano nel tentativo di “mascherare” la loro capigliatura crespa (proprio come capitava ad una dei protagonisti di Denti bianchi di Zadie Smith).
La première étoileè un film di buoni sentimenti, piacevolmente anacronistico (si parla di euro ma pare di essere indietro di vent’anni, all’epoca della giovinezza dell’autore), magari un po’ frammentario, ma alla cui simpatia e “gentilezza” si fatica a resistere. Uno di quelle storie che i francesi hanno imparato (o ri-imparato) a raccontare e che qualche volta piacerebbe vedere anche nel cinema italiano sempre così a corto di spettatori che non vogliano uscire depressi dalla proiezione.
Autore: Laura Cotta Ramosino
Details of Movie
Titolo Originale | La première étoile |
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Paese | FRANCIA |
Etichetta | FamilyOro |
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