E’ ANDATO TUTTO BENE
Un anziano, costretto su una sedia a rotelle, vuole farla finita. La figlia non riesce a dirle di no. E’ la storia molto particolare di una sconfitta umana che poteva benissimo non venir raccontata. In Sala
Nel 2008 Andrè ha superato gli ottanta anni ed è tuttora un rinomato mercante d’arte. Vive separato dalla moglie, un tempo scultrice, accudita da una badante a causa della sua instabilità mentale. La coppia ha avuto due figlie: Emmanuelle la minore, è una scrittrice mentre la maggiore,Pascale, , divorziata accudisce i suoi due figli. Andrè è colpito da ictus celebrale. Emmanuelle è con lui nei momenti più critici ma a poco a poco il padre si riprende, torna lucido di mente anche se è costretto su una sedia a rotelle. Quando il peggio sembra ormai superato, Andrè chiede alla figlia di aiutarlo a farla finita. Emmanuelle resta costernata: non vuole assecondarlo in questo desiderio ma il padre inizia a praticarle ogni forma di ricatto psicologico..
François Ozon
François Ozon
Valori Educativi
Il film porta sullo schermo la squallida storia di un padre egoista e quasi disumano e di una figlia che non trova la forza di rispondere con energia ai ricatti del padre. Un solo uomo, un autista di fede mussulmana, si rifiuta di guidare l’autombulanza fino alla clinica della morte
Pubblico
18+E’ opportuno che i minori non vedano questa storia priva di qualsiasi sensibilità umana
Giudizio Artistico
François Ozon riesce perfettamente, grazie alle sue indubbie qualità, nel suo intento di farci vivere quasi giorno per giorno, il compimento di una tragedia priva di qualsiasi pietas umana, guidata solo da un cieco egocentrismo
Cast & Crew
Regia
François Ozon
Sceneggiatura
François Ozon
Our Review
Il protagonista, André è un personaggio semplicemente odioso. Per ottenere qualcosa piagnucola come un bambino, non si fa scrupoli di preferire Emmanuelle all’altra figlia, predilige solo i nipoti maschi, non vuole più vedere la moglie anche in questi suoi momenti così decisivi, mente spudoratamente per ottenere quello che desidera. Nei pochi flashback che vediamo, scopriamo che quando Emmanuelle era piccola è stato un padre irascibile e autoritario. Come se non bastasse si incontra ancora con il suo ex amante (ha inclinazioni omosessuali) il quale si approfitta di lui, desideroso solo di ereditare il suo orologio d’oro. Non fa mistero della sua mancanza di sensibilità: quando viene a sapere che il servizio della buona morte di una clinica svizzera costa 10.000 euro, si domanda ironicamente: “ma i poveri come fanno?”. La figlia le risponde: “muoiono nel loro letto”, lui annuisce con indifferenza e il discorso finisce lì. Il regista ha cercato di renderlo sgradevole anche fisicamente: André ha, dopo l’ictus, un labbro pendente e viene ripreso frequentemente, in posizione orizzontale, per sottolineare la sua umanità mutilata.
Anche il film, nel suo complesso, è noioso: Seguiamo passo passo, con minuzia di dettagli, le iniziative che Emmanuelle deve intraprendere per avviare la complessa procedura necessaria per il trasferimento del padre in una clinica della morte in Svizzera, incluse tutte le ipocrisie necessarie perché lei e sua sorella non risultino responsabili della sua morte. Anche la cinica funzionaria della clinica si vuole riparare dietro una procedura ugualmente ipocrita: il paziente dovrà portare da solo alla bocca la pozione letale e nessuno dovrà aiutarlo.
Per contrappunto c’è il personaggio di Emmanuelle, che si prodiga in un servizio continuo a favore del padre, sopportando i suoi modi sgarbati e i suoi ricatti. Ha un moto di speranza quando il padre decide di rinviare la partenza per la Svizzera per ascoltare il nipotino che si deve esibire a scuola in una prova di musica. Ma è l’illusione di un momento Emmanuelle di fronte a un uomo così testardo, non riesce a mostrargli le altre mille belle ragioni per vivere e alla fine conclude, controvoglia, che a quel padre non gli si può dire di no,
Molti critici hanno sottolineato come il film non sia a tesi, ma che il regista racconti, con un certo distacco, il dramma umano dei protagonisti senza prendere posizione.
Non concordo con questo giudizio. Già il titolo di per se’ “E’ andato tutto bene” vuole portare il tema dell’eutanasia nell’ambito di una banalità procedurale. Ma soprattutto ci si trova di fronte a un terribile dilemma etico che era stato già portato sugli schermi in Million Dollar Baby: quando si ha la responsabilità di accudire una persona che si ama, ormai impossibilitata ad agire in modo autonomo, è lecito annullale totalmente se stessi per diventare un puro braccio esecutivo di colui che vuol porre fine alla propria esistenza? In entrambi i film la risposta è positiva: il fornire passivamente il proprio braccio per adempiere la volontà di chi vuol morire è un atto lacerante certo, ma viene pur sempre considerato, se non di amore, un atto doveroso.
Ma amare una persona vuol dire dare a questa, ciò che in coscienza si ritiene sia il suo bene, non vuol dire assecondare passivamente i suoi desideri. Amore non è solo sentimento ma responsabilità. Lo sa molto bene chi è genitore che non dice sempre sì al proprio figlio o figlia ma asseconda ciò che è bene per lui. Lo stesso un amico verso un altro amico, un coniuge verso l’altro coniuge, una figlia verso un genitore ormai anziano. Nel caso specifico di Andrè non ci sono leggi sopra di lui ma diventa legge solo ciò che lui decide. La responsabilità ricade quindi tutta su Emmanuelle che si trova davanti a un a grave caso di coscienza.
Dal 2015 esiste in Francia una legge che impropriamente si può definire pro-eutanasia. La vicenda narrata si svolge nel 2008 ma neanche la legge del 2015 avrebbe assecondato i desideri di Andrè. Si tratta infatti di una legge che consente una sedazione profonda e continua per chi soffre a seguito di una malattia che lo sta portando inesorabilmente verso la morte. Nel caso di Andrè non c’è sofferenza né morte prossima ma solo il vincolo di doversi muovere su di una sedia rotelle. Il suo desiderio di morire è quindi frutto di una personalità egoista e insensibile, che non coglie il conforto di poter stare comunque vicino alle sue figlie, ai suoi nipoti e ai suoi amici anche nella sua nuova condizione.
Un film è sempre espressione del desiderio di portare alla ribalta un tema, un argomento, che è percepito come condiviso dalla maggior parte del pubblico. Non si comprende quindi perché si siano spesi dei soldi per realizzare un film intorno a un caso così atipico e perché la gente debba andare a perdere tempo a vederlo.
Autore: Franco Olearo
Details of Movie
Paese | FRANCIA |
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Pubblico | 18+ |
Tematiche (generale) | Da una storia vera |
Tematiche-dettaglio | Eutanasia |
Tipologia | Film |
Titolo Originale | Tout s'est bien passé |
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