CHIAMAMI COL TUO NOME
1983. Nella campagna cremasca, il diciassettenne Elio Perlman trascorre l’estate nell’antica villa di famiglia. Il padre, un americano, è un professore specializzato nell’arte greco-romana e sua moglie, di origine francese, è una traduttrice. Elio ha assorbito dai genitori l’amore per i libri (passa molto tempo a leggere) e per la musica (si diletta a comporre). Arriva, come loro ospite per l’estate, Oliver, un ricercatore americano che deve aiutare il padre nella stesura di una ricerca. Elio sviluppa subito una grande ammirazione per Oliver, sicuro si se’, colto e anche bello….
Nell’estate del 1983 si consuma un rapporto pederastico fra un adolescente e un giovane adulto. Una buona regia e una buona recitazione avvallano ideologie edoniste ispirate alla cultura classica
FRENESY
LA CINEFACTURE
Valori Educativi
Si tratta di un film ingannevole, perché disegna come ideale un incontro pederastico fra un adolescente e un giovane adulto, mentre traspare dal loro comportamento, solo un atteggiamento cinico, alla ricerca del proprio piacere
Pubblico
DiseducativoUna nudità femminile. Riferimenti a pratiche sessuali di impronta volgare anche se non ci sono nudità
Giudizio Artistico
Il regista riesce molto bene a ritrarre la vita di una famiglia intellettuale e benestante, l’atmosfera indolente della campagna cremonese in estate, mentre il bravo Timothée Chalamet ci presenta un adolescente irrequieto in preda alle sue pulsioni sessuali
Cast & Crew
Regia
Luca Guadagnino
Sceneggiatura
James Ivory
Our Review
Il regista Elio Guadagnino, attraverso un’accurata ricostruzione degli ambienti, delle atmosfere e la psicologia dei personaggi, ha voluto trasmetterci una precisa idea di amore e di bontà ma in questa operazione le parole che vengono dette finiscono per andare in contraddizione con i fatti, svelando quanto intellettuale e quasi disumana sia la sua proposta. Ma procediamo con ordine.
Guadagnino ci introduce fin dall’inizio all’interno di una famiglia di alto livello culturale ed Elio, molto bravo a suonare il pianoforte, si diletta a comporre musica. La vita scorre fra le comodità (la villa è curata da vari inservienti, che si occupano di tutto, dal preparare il pranzo a curare il giardino) e un certo ozio (c’è poco da fare nei dintorni, se non rinfrescarsi al fiume e frequentare i pochi locali di cui dispone la città). Un’ambientazione che favorisce, grazie soprattutto alle competenze del padre, la riflessione sul bello. Fin dai titoli introduttivi c’è un chiaro riferimento alla civiltà greca classica. In una sequenza, il professore e Oliver guardano le diapositive di alcune sculture greco-romane raffiguranti corpi maschili e non si trattengono dal manifestare la propria ammirazione per la sinuosità e l’armonia delle forme. E’ proprio in questo contesto che si inserisce il rapporto fra Elio e Oliver.
Il ragazzo, già maturo da un punto di vista intellettuale, è carente di relazioni umane (preferisce spesso restare solo a leggere) e percepisce la forza ormai dirompente delle proprie pulsioni sessuali. In questa prospettiva vede in Oliver l’uomo compiuto che unisce intelligenza e bellezza. Dopo una prima reticenza di Oliver (presto superata) si stabilisce fra i due un rapporto pederastico dove il ragazzo cerca di soddisfare, con una relazione anche fisica, l’aspettativa che si è costruito su Oliver mentre questi ha modo di compiacersi della sua superiorità nei confronti di quella fragilità, sia fisica che psicologica, che coglie nel ragazzo adolescente.
E’ il regista stesso, nel lungo colloquio finale fra il ragazzo e il padre (che ha intuito la relazione che si è costituita fra i due) che ci toglie ogni dubbio in merito all’ideale greco a cui il racconto è ispirato: “Sei troppo sveglio per non capire quanto sia raro e speciale quello che c’è stato fra te e Oliver” – dice il padre al figlio – “io ti invidio”. Il padre continua sottolineando la sua visione esistenziale ed edonista della vita: non bisogna mai sprecare queste magnifiche occasioni, bisogna cogliere questi momenti magici perché si invecchia presto e il corpo appassisce. Il loro incontro – continua sempre il padre – ha avuto soprattutto un valore spirituale (ci sembra quasi di leggere il Simposio di Platone) perché Oliver è buono e anche Teo è buono.
Quindi niente da eccepire in questa meravigliosa armonia di corpi e di spiriti? In questo film la differenza la fanno le donne. “Pensavo di essere la tua fidanzata” dice l’adolescente Marzia, quasi timorosa e sottovoce, a Teo, con il quale ha già avuto degli incontri intimi ma il ragazzo, che ormai ha un’intesa con Oliver; sorride, alza le spalle e non ha niente da dirle. Anche Oliver, nel suo soggiorno in Italia, è stato con una ragazza, ma poi era scomparso e quando prende la corriera per tornare a casa, si limita a farle un saluto, quasi canzonatorio, dal finestrino. Entrambi non hanno avuto alcuno scrupolo a prendersi gioco delle buone intenzioni di queste ragazze, pensando solo a loro stessi. Destano molta tenerezza queste due donne che non sono delle intellettuali come Leo e Oliver, ma semplicemente degli esseri umani che si sono innamorate e che vorrebbero instaurare una relazione più profonda. E’ evidente che nel definire, da parte del padre, “buoni” i due protagonisti, c’è una grande falsità ideologica, che mira a presumere il potere perfettivo di un amore pederastico.
Dal comportamento dei due traspare solo una grande dose di cinismo nei confronti degli altri, troppo impegnati a seguire i loro fantasmi intellettuali e a soddisfare le proprie pulsioni. Il culmine è raggiunto proprio dal ragazzo: in un pomeriggio ha una rapporto con l’incauta Marzia, passa poi la notte con Oliver e il giorno successivo lo vediamo impegnato a masturbarsi. Non ci sono molte ideologie o miti greci da invocare.
Autore: Franco Olearo
Details of Movie
Titolo Originale | Chiamami col tuo nome |
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Paese | FRANCIA ITALIA USA BRASILE |
Etichetta | Non classificato |
Tematiche-dettaglio | Pederastia |
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