ZETA – UNA STORIA HIP HOP

Alex, Gaia e Marco sono tre giovani sui vent’anni della periferia romana. Hanno stabilito fra loro un sodalizio di ferro e mentre cercano di arrotondare le loro entrate con lo spaccio di erba, hanno costituito un gruppo rap con il quale sperano di sfondare. La fortuna finalmente arriva ma solo per Alex, il cantante del gruppo, il quale decide di seguire la buona sorte entrando a far parte degli ambienti “alti” del mondo discografico. Ma la rottura del sodalizio non fa che portare nuove sventure mentre lo stesso Alex è incapace di stare alle regole del gioco del nuovo ambiente in cui si è inserito…

Una storia di maturazione giovanile nel contesto dell’Hip Hop italiano. Il film esprime una genuina vitalità ma nel complesso manca di capacità di sintesi 


Valori Educativi



Un giovane rapper dopo molti errori, sembra ritrovare il suo equilibrio. Il contesto in cui la storia si svolge (turpiloquio, nudità, uso di droga) non sempre necessari all’economia del racconto, ne sminuiscono i risvolti positivi

Pubblico

18+

Uso e spaccio di droga, frequenti nudità femminili, turpiloquio continuo

Giudizio Artistico



Brava la protagonista Irene Vetere; la regia tende a mancare di sintesi non riuscendo a concentrarsi sugli elementi essenziali del racconto. La sceneggiatura tradisce un eccesso di letteratura

Cast & Crew

Our Review

“Voglio essere fino in fondo ciò che ho sognato di essere. Non voglio fare come gli altri, non voglio giornate tutte uguali. Non mi rassegno a sopravvivere” E’ questo il programmatico Mein Kampf di Alex, che come lavoro ufficiale fa il pescivendolo, come lavoro in nero spaccia erba, come divertimento canta in una banda rap assieme ai suoi amici Marco e Gaia.

Il regista Cosimo Alemà, con gli sceneggiatori Riccardo Brun e Paolo Bernardelli hanno chiaramente voluto costruire, con questo film, un omaggio all’hip hop italiano. Lo stesso protagonista Diego Germini è un noto rapper e molti altri rapper cantano nel film.

E’ indubbio che i momenti in cui avvengono le numerose contest freestyle battle davanti a un pubblico chiassoso ed entusiasta, il film esprime una genuina vitalità e riesce a trasmettere il proprio entusiasmo per questo genere di musica, entusiasmo che sarà sicuramente ricambiato in sala da un vasto pubblico giovanile.

Come inserire queste parentesi hip hop all’interno di una storia giovanile e di un ambiente aggiornato alle ultime tendenze? Si debbono esser domandati gli autori. La scelta dell’ambiente è risultata probabilmente quasi obbligatoria: dopo il successo, soprattutto fra i giovani, della serie TV Gomorra (non a caso fra i protagonisti di questo film c’è anche Salvatore Esposito che in quella serie si è distinto per il personaggio di Genny Savastano) e di film come Suburra ma soprattutto Jeeg Robot, la periferia romana con i suoi palazzoni, le  bande di spacciatori con il loro controllo capillare del “mercato” hanno costituito per questo film il contesto di riferimento.

Le vicende dei tre giovani rimandano al contrario, ai classici temi di amicizia, amore e  maturazione. L’amicizia fra Alex e Marco costituisce l’aspetto più positivo, un legame inossidabile anche quando fra loro si inserisce la competizione amorosa. La maturazione è tutta di Alex, che stordito dal successo, esaspera le sue ambizioni fino a quel momento inespresse e solo dopo alcune sue sconfitte ritrova il buon senso e recupera gli affetti familiari.

In che modo sono stati integrati i tre ingredienti, il Rap, l’ambientazione di borgata e il racconto di maturazione giovanile?

E’ questo l’aspetto più debole di tutto il film, che non riesce a nascondere l’operazione “letteraria” che è stata fatta.  Il pescivendolo Alex, che chiaramente non è stato molto a scuola, matura delle riflessioni che scrive su un diario, che sono degne di una esercitazione universitaria di letteratura. La periferia di borgata Romana, ripresa in varie angolature, non appare reale ma piuttosto un  contesto suggestivo per gli incontri romantici fra Alex e Gaia. La regia manca di capacità di sintesi. Quando il racconto è ormai concluso, e il pubblico non si aspetta altre novità, vediamo Alex esibirsi in una Battle Hip Hop che appare come un’appendice inserita solo per far esibire alcuni rapper famosi.

Il film mostra inoltre una certa ambiguità e non manca di una certa furbizia nell’allettare il pubblico con elementi non strettamente necessari all’economia del racconto. Se il turpiloquio continuo fa “contesto di borgata”, i numerosi nudi femminili dovrebbero servire a caricare le tinte sugli ambienti gaudenti dei produttori discografici. E’ ambiguo inoltre il rapporto con gli stupefacenti: lo spaccio è la soluzione sempre pronta per chiunque si vuole raggranellare rapidamente del denaro e l’uso dell’erba costituisce una normale forma di intrattenimento.

Autore: Franco Olearo

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