STORIA DI MARIE E JULIEN
Julien, taciturno e scontroso orologiaio, ricatta una ricca trafficante di stoffe antiche. La sua esistenza cinica e solitaria, scandita dai lenti battiti degli orologi, è improvvisamente illuminata dall’incontro con Marie, una splendida donna che ha conosciuto un anno addietro. La passione divampata tra Marie e Julien può forse rianimare la casa fatiscente e fredda dell’orologiaio. Però Marie nasconde un inquietante segreto...
Martine Marignac per Arte France Cinema
Jacques Rivette
Pascal Bonitzer
Valori Educativi
Coltivazione di un amore autodistruttivo. Un’azione ricattatoria.
Pubblico
DiseducativoVarie scene a contenuto sessuale, accompagnate da linguaggio volgare.
Giudizio Artistico
0Sceneggiatura pasticciata, che mischia maldestramente generi diversi.Ritmo lentissimo e una totale assenza di tensione drammatica. Intense interpretazioni di Emmanuelle Beart e Jerzy Radziwilowicz
Cast & Crew
Produzione
Martine Marignac per Arte France Cinema
Regia
Jacques Rivette
Sceneggiatura
Pascal Bonitzer
Christine Laurent
Jacques Rivette
Our Review
No n poteva che cominciare con un sogno, ambigua zona di confine tra realtà e astrazione, territorio dell’a-logico, un film costruito per deliziare la critica e riuscire incomprensibile ai più. Fin dalle sequenze iniziali lo spettatore medio dovrà rinunciare a trovare una qualsiasi linearità narrativa nella Storia di Marie e Julien, l’opera più recente del settantacinquenne regista francese Jacques Rivette, già esponente della Novelle Vague e raffinato autore di film sperimentali, non sempre riusciti.
Se la luminosa immagine onirica in apertura del film ci mostra Marie e Julien già insieme, divisi però da un misterioso coltello, la realtà non aiuta a capire meglio quale sia la natura del loro rapporto. Si riesce a intuire che Julien ha conosciuto la donna un anno prima, probabilmente se n’è innamorato a prima vista, e ora, proprio dopo averla sognata, l’ha miracolosamente ritrovata.
Marie, bellezza misteriosa, fende come un raggio di luce il buio della vita di Julien, orologiaio misantropo e cinico, che vive in una casa troppo grande e troppo vuota, dove il silenzio è rotto soltanto dal battito inesorabile degli orologi. Un uomo solo e che certo ha più di un peso sulla coscienza, se lo vediamo, di lì a poco, ricattare con fredda durezza una ricca trafficante di stoffe antiche, Madame X.
Marie però sembra subito amarlo, anche se l’atteggiamento enigmatico e sfuggente con cui si muove non facilita certamente la lettura delle sue intenzioni.
Scompare e riappare dal nulla, insegue e poi fugge, finalmente si fa trovare. E, senza passaggi intermedi o prosaiche spiegazioni, accetta l’invito di Julien a trasferirsi a casa sua.
Dopo un inizio discontinuo e spiazzante, il film sembra finalmente prendere una direzione, confermandosi una storia di amor fou, una di quelle passioni totalizzanti e, al fondo, irrazionali, tanto amate dal cinema e dagli “autori”: Marie e Julien non si conoscono, non sanno niente l’uno dell’altra, eppure inspiegabilmente sembrano già non poter vivere di nulla se non del proprio amore. La casa di Julien, tetra ed enorme, testimone silenziosa di acrobatiche contorsioni amorose, percorsa in tutti i suoi angoli dal passo aggraziato ma inquieto di Marie, diventa l’orizzonte claustrofobico e totalizzante delle loro esistenze.
Finché una telefonata di Madame X riconnette i due amanti alla realtà e prepara una nuova svolta: Marie, ormai in totale simbiosi con il suo uomo, interviene nella trattativa e si incontra con Madame X.
E qui la storia vira sul paranormale, svelando il terribile segreto di Marie. Un mistero che apre una ferita insanabile nel suo rapporto con Julien. Ma nel finale tutto si ricomporrà, con il trionfo dell’amore e la prospettiva di una nuova esistenza per entrambi.
Difficilissimo dare una qualche coerenza alla trama di un film che sembra stato scritto con lo scopo di confondere e disorientare lo spettatore.
Troppi elementi restano sospesi e non motivati, per non dire gratuiti. Ad esempio, il fatto che Julien sia un ricattatore: un’informazione, questa, che viene trattata superficialmente, come uno dei tanti ingredienti della trama, senza essere mai indagata nelle sue cause, né giudicata nelle sue conseguenze.
Se Rivette intendeva stordire il suo pubblico con una storia narrata per ellissi e sottrazione di senso, che apre a infinite possibilità di interpretazione, ci è riuscito in pieno. Il punto è che, in due ore e mezza, il suo film non riesce mai a sorprendere, commuovere, o semplicemente a immalinconire. Un grave difetto, per una storia che dovrebbe parlare di amore e morte.
A una sceneggiatura pasticciata, che mischia maldestramente generi diversi dissimulando la propria vacuità sotto una confezione da art film, si aggiunge un ritmo lentissimo e una totale assenza di tensione drammatica: le svolte arrivano tardi, quando il pubblico ha già previsto tutto per esasperazione, e non provocano nessuno scarto emotivo.
Oltretutto, per chi ha visto film come Il sesto sensoo The Others, che sfruttano conceptanaloghi forse con minori pretese intellettualistiche ma con tutt’altra padronanza del genere, il meccanismo narrativo di Storia di Marie e Julienapparirà straordinariamente ingenuo e già vecchio. E peccato per le pur intense interpretazioni di Emmanuelle Beart e Jerzy Radziwilowicz: al servizio di un racconto gestito così malamente, sembrano proprio sprecate.
Gli unici a commuoversi sono stati i critici, che, sorvolando troppo facilmente sui vistosi limiti narrativi della storia, hanno elaborato recensioni fumose e criptiche almeno tanto quanto la trama del film. Che, per inciso, nessuno si è azzardato a riassumere per intero.
Autore: Chiara Toffoletto
Details of Movie
Titolo Originale | Histoire de Marie et Julien |
---|---|
Paese | Francia/Italia |
Etichetta | Non classificato |
fabrizio bellanca
Questo non è un film per ragazzini.
Allora può avere senso sconsigliarne la visione (anche se i ragazzi oggi, nelle serie tv, sono abituati a vedere ben altro).
Ma è assolutamente ridicolo parlare di “sceneggiatura pasticciata, che mischia maldestramente generi diversi.” Oltretutto, fa sorridere leggere di “totale assenza di tensione drammatica” e poi, poco, dopo, “intense interpretazioni di Emmanuelle Beart e Jerzy Radziwilowicz”. Se le interpretazioni sono intense, va da sé che c’è tensione drammatica. Questo la dice lunga sulla qualità del vostro giudizio.
E’ un film, meraviglioso e consigliatissimo, per cinefili.
E una delle sue tante forze è proprio quella di non essere incasellabile nel cinema di genere, quali invece sono i citati Il sesto senso e The others.
Questo non è un film per ragazzini.
Allora può avere senso sconsigliarne la visione (anche se i ragazzi oggi, nelle serie tv, sono abituati a vedere ben altro).
Ma è assolutamente ridicolo parlare di “sceneggiatura pasticciata, che mischia maldestramente generi diversi.” Oltretutto, fa sorridere leggere di “totale assenza di tensione drammatica” e poi, poco, dopo, “intense interpretazioni di Emmanuelle Beart e Jerzy Radziwilowicz”. Se le interpretazioni sono intense, va da sé che c’è tensione drammatica. Questo la dice lunga sulla qualità del vostro giudizio.
E’ un film, meraviglioso e consigliatissimo, per cinefili.
E una delle sue tante forze è proprio quella di non essere incasellabile nel cinema di genere, quali invece sono i citati Il sesto senso e The others.