SALVO
Palermo. In un’estate torrida, Salvo riesce a salvare se stesso e il boss di cui è luogotenente da un’imboscata tesagli da un clan avversario. Deciso a vendicarsi, penetra nella casa del mandante per ucciderlo ma scopre la presenza di Rita, la sua giovane sorella cieca. Compiuto l’omicidio, Salvo non se la sente di uccidere anche Rita che nel frattempo sta riprendendo a vedere e la nasconde in una fabbrica abbandonata. Il suo sotterfugio viene presto scoperto e il boss gli intima di uccidere la ragazza, testimone ormai troppo scomodo….
Un killer della mafia siciliana sa essere vendicativo ma è anche capace di sacrificarsi per il bene di una ragazza non vedente. Un film asciutto, quasi sperimentale, unico film italiano vincitore a Cannes 2013 per la Semaine de la Critique
PER CRISTALDI PICTURES
Fabrizio Mosca per Acaba Produzioni
Valori Educativi
Un freddo killer della mafia siciliana è capace di un gesto generoso nei confronti di una ragazza non vedente
Pubblico
10+Qualche scena violenta nei limiti del genere
Giudizio Artistico
I registi-sceneggiatori Fabio Grassadonia e Antonio Piazza realizzano un film asciutto di notevole impatto visivo e sonoro. Quest’opera prima che sperimenta nuove forme narrative è stato l’unico film italiano vincitore a Cannes 2013 per la Semaine dela Critique
Cast & Crew
Produzione
PER CRISTALDI PICTURES
Fabrizio Mosca per Acaba Produzioni
RAPHAEL BERDUGO PER CITÉ FILMS
ARTE
FRANCE CINEMA
Sceneggiatura
Fabio Grassadonia Antonio Piazza (II)
Our Review
Spesso, attraverso le pagine di questo settimanale, abbiamo dovuto lamentarci del livello attuale del cinema italiano: tante commedie omologate, pallido richiamo di quella che fu la commedia all’italiana oppure opere autoriali colpite dal virus più insidioso: il racconto surreale, l’astrazione intellettuale.
Salvo è un dramma originale, opera prima, come registi, degli sceneggiatori Fabio Grassadonia e Antonio Piazza che cerca nuove forme espressive per raccontare una storia di violenza e forse di amore. Si tratta di cinema puro, fatto di immagini e di suoni (poche le parole) che sta addosso ai personaggi e alla storia, preoccupato di raccontare ciò che accade, non di costruire metafore o simboli comprensibili a pochi.
Il film inizia con una agguato di mafia, concitato e teso, degno di una puntata di CSI. La mafia non viene giudicata, è un dato di fatto, una condizione di esistenza. I registi sono inoltre bravi ad evitare, nelle scene in cui compare il boss, qualsiasi riferimento cinefilo dei tanti ormai disponibili. Originale invece il racconto suoi gregari: una moltitudine di giovani con moto e collana d’oro al collo, docili ad eseguire i tanti lavoretti di supporto, pronti ad agire ad un semplice cenno del capo.
Segue un quasi-piano sequenza di venti minuti, dove Salvo segue silenziosamente Rita nei suoi spostamenti in casa. E’ il momento di reciproca conoscenza, quasi percettiva, come due animali che si fronteggiano e percepiscono il reciproco odore generato dalla tensione e dalla paura.
Rita, rinchiusa in una fabbrica abbandonata, fra vetri rotti e ruggine, non sa cosa vuole da lei quel’uomo che ogni giorno le porta da mangiare. Poi, dopo tanta disperazione urlata, percepisce fisicamente la stretta di lui. Un stretta che serve per non farla urlare ma che diventa un abbraccio solidale da parte di chi, anche lui, è ora braccato per la morte.
La terza parte ha i toni di una favola arcaica: il guerriero salva la principessa che a sua volta si prende cura di lui, finché il tramonto, contemplato insieme da una terrazza sul mare, si porterà via l’ultima luce e subentrerà una notte senza stelle.
Il film è costellato di sequenze sperimentali. Oltre al già citato piano-sequenza, i rumori di fondo, percepiti come in soggettiva da Rita, sostituiscono le scene più violente; in tutta la prima parte del film non conosciamo Salvo (vengono inquadrati solo gli occhi): lo conosceremo a pieno volto solo quando anche Rita, con i primi bagliori di luce che riuscirà a cogliere, lo vedrà anch’essa. I colori di Daniele Ciprì sono saturi e scuri negli interni quanto lo sono bruciati negli esterni dell’estate siciliana. Se un appunto occorre fare, è l’organizzazione troppo ordinata del racconto in capitoli caratterizzati da stili diversi (prima action movie, poi thriller claustrofobico, infine romantic movie on the road) a cui sono abbinate diverse soluzioni visive.
Il film, vincitore alla Semaine de la Critique a Cannes 2013, ha rischiato di non venir distribuito in Italia; ora che finalmente è nelle sale (poche, nelle principali città) non viene certo aiutato dal periodo di fine stagione. Un trattamento non trroppo lusinghiero per essere stato l’unico film italiano che ha vinto a Cannes alla Semaine de la Critique. .Non resta che augurargli miglior fortuna nella versione in DVD.
Il protagonista, Saleh Bakri, già apprezzato in Il tempo che ci rimane di Elia Suleiman e La sorgente dell’amore di Radu Mihaileanu, offre il suo volto impenetrabile, le sue scarne parole per far trapelare la sua progressiva trasformazione.
Anna Nardin interpreta la giovane Rita, riuscendo a rendere realistico il passaggio dalla cecità alla progressiva visione. Dopo il successo del film è stata selezionata per il Centro Sperimentale di Roma e non resta che augurarle un grande successo come attrice.
Autore: Franco Olearo
Details of Movie
Titolo Originale | SALVO |
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Paese | ITALIA FRANCIA |
Etichetta | Non classificato |
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