Un delfino, impigliato in una trappola per granchi, viene portato a riva dalla marea. Lo ritrova Sawyer, un bambino timido con poca voglia di studiare e con una grande nostalgia per l’assenza del padre. Il delfino rischia di perdere la coda ma l’arrivo della troupe medica del Clearwater Marine Aquarium sembra essere una speranza. L’amicizia tra Sawyer e il delfino, lo studio e la scoperta di un materiale per una coda prostetica saranno l’inizio di un nuovo modo di guardare il mondo.
La storia vera di un delfino ferito che torna a nuotare grazie a una innovativa protesi. Un bel familyfilm dove si parla di solidarietà e di affetti familiari
Paul Asher è un giovane promettente giornalista, con una buona preparazione anche teologica, che si è fatto conoscere per un suo reportage in Afghanistan dove aveva raccolto le riflessioni di soldati di fede cristiana che stavano combattendo in quel paese così lontano e ostile. Il suo ritorno in patria risulta particolarmente difficile: la vista di tanta sofferenza ha incrinato la sua fede e si sente responsabile della crisi coniugale che sta attraversando perché per seguire la sua passione professionale ha finito per trascurare sua moglie che ora vuole lasciarlo. In un momento così difficile per la sua vita inizia a intervistare uno strano personaggio che dichiara di essere Dio…
Soheila è un’infermiera che non trova nel lavoro quell’ equilibrio che è necessario per dare serenità ai suoi pazienti: la sua vita privata infatti si è spenta da quando deve vivere in casa con un marito, di professione ginecologo, che continua a tradirla. Azar ha bisogno di lavorare e riesce ad essere assunta come segretaria dallo stesso ginecologo marito di Soheila; i soldi le servono per recuperare una certa indipendenza visto che sta per divorziare dal marito, che ha trovato come amante una donna già divorziata. Masha è una giovane studentessa universitaria innamorata di un suo compagno, ma grande è la sua delusione quando scopre che lui la tradisce con una compagna del suo stesso college…
La Prima guerra mondiale è appena terminata e Anna, come molti suoi concittadini tedeschi, piange il suo giovane fidanzato Frantz caduto in battaglia per mano dei francesi. Tutti i giorni si reca sulla sua tomba. Durante una delle sue visite al cimitero Anna incontra Adrien, un giovane francese desideroso di rendere omaggio al suo amico tedesco Frantz morto in guerra. Nella piccola comunità in cui vive Anna la presenza di un francese susciterà reazioni contrastanti tra gli abitanti, ma Adrien porta con sé anche un mistero per la famiglia di Frantz.
La famiglia Kim (padre, madre, una figlia, un figlio) vive di sussidi di disoccupazione, saltuari lavoretti e abita in un umido seminterrato. Il figlio Ki-woo ha però un piano; stampando documenti falsi, riesce a farsi assumere come tutore in inglese dell’adolescente Da-hye, figlia maggiore dell’agiata famiglia Park. La giovane signora Park appare molto alla mano e ingenua e così Ki-woo sviluppa un nuovo piano: con degli stratagemmi riesce a far passare per maestra di disegno sua sorella Ki-jung che può così intrattenere il piccolo e ipercinetico Da-song Park. Infine con metodi truffaldini, riesce a far licenziare l’autista e la domestica tuttofare, per far assumere rispettivamente suo padre e sua madre, senza però mai denunciare i legami di parentela che esistono fra di loro. L’inganno sembra perfetto ma qualcosa di imprevisto accade....
In un villaggio non lontano da Timbuktù durante il breve periodo, alla fine del 2012, in cui il Mali del Nord fu controllato da jihadisti affiliati ad al-Qai’da, truppe armate si aggirano per le strade per far applicare le più rigide norme islamiche e i loro tribunali funzionano a pieno regime. Le donne debbono indossare sempre il velo e i guanti, è vietato cantare o giocare a pallone. Dei giovani vengono frustrati purché sorpresi a suonare la chitarra; una ragazza è costretta con la forza a sposare uno dei guerriglieri . Kidane, che vive pacificamente tra le dune con la moglie Satima, la figlia Toya e il pastore 12enne Issan, un giorno uccide incidentalmente un pescatore ed ora anche lui deve presentarsi davanti al tribunale jihadista..
Nel 1949 si concluse la guerra civile cinese con la vittoria del partito comunista e più di un milione di combattenti del Kuomintang furono costretti a rifugiarsi nell’isola di Taiwan spezzando l’unità di migliaia di famiglie. Solo quarant’anni dopo le autorità taiwanesi autorizzarono un solo viaggio all’anno ai suoi ex-combattenti per consentir loro di raggiungere la Cina Continentale per andare a trovare i propri parenti. Ne approfitta Liu Yansheng, ormai vecchio e vedovo, che decide di tornare a Shanghai per rivedere la sua prima moglie Yu-e che fu costretta ad abbandonare quando era incinta, senza aver mai potuto vedere il figlio. La situazione è complessa perché anche Yu-e nel frattempo si è unita con un matrimonio di fatto al soldato comunista Lu, dal quale ha avuto altri due figli…
Il film riesce raccontare la forza dell’unità familiare, l’importanza della fiducia nelle aspirazioni e nei sogni dei figli, la difficoltà di chi, sin da giovane, vive la disabilità ma non vuole rinunciare alle sue aspirazioni
Pubblico
Tutti
Giudizio Artistico
La messa in scena, spettacolare nelle riprese del movimento dei delfini, nonostante qualche dettaglio di sceneggiatura troppo denso di retorica, è al servizio di una buona storia capace di ricordarci cosa vuol dire un buon family film.
Tratto da una storia vera, accaduta nel 2005 nella comunità di Clearwater (Florida), L’incredibile storia di Winter il delfino sembra un vero e proprio film disneyano, capace di entusiasmare piccoli e meno piccoli con una storia piena di realtà e di speranza. C’è tutto in questo film, diretto dall’attore Charles Martin Smith: il valore e la forza di una comunità che insieme lotta per uno scopo, la sofferenza di chi è costretto, per natura o per incidenti, a rimanere sulla sedia a rotelle e l’amicizia tra un animale e Sawyer, generatrice di vita, sia per il bambino introverso per la fuga del padre e sia per Winter, che, curato ventiquattro ore su ventiquattro, reagisce. Senza scivolare troppo nel sentimentalismo (qualche giornalista ha scritto che la preghiera che la bambina, figlia del dottore Clay Haskett, rivolge alla mamma morta è troppo melensa) il film dimostra che la realtà è la chiave per la produzione cinematografica, non solo quella legata a realtà storiche, fenomeni sociali, specchio delle relazioni di oggi e di ieri, ma è soprattutto per portare a tutti un’esperienza vera dove uomini e donne, adulti e bambini, scoprono insieme il senso della vita e della lotta per un bene più grande. Senza farsi fermare dagli ostacoli o dai limiti personali e anche dalla assenze genitoriali. Non a caso questo film è prodotto dalla Alcon Entertainment, la casa di produzione di The Blind Side, il film tratto dal romanzo e dalla storia vera di Michael Oher (un ragazzo orfano di padre e con una madre incapace di accudirlo, che grazie all’adozione di una famiglia che crede in lui, diventerà un famoso giocatore di football). In più la produzione, affinché il film fosse il più realistico possibile, ha voluto che il delfino fosse il vero Winter. E quindi il regista e gli operatori hanno potuto riprendere, all’interno dello stesso Clearwater Marine Aquarium, il movimento particolare che il delfino aveva sviluppato per nuotare.
La storia quindi inizia con Sawyer (interpretato da Nathan Gamble, il tredicenne protagonista di Babel di Alejandro González Iñárritu) un ragazzino introverso, apparentemente senza passione per lo studio e per la scuola. Suo padre è via da anni, senza un addio o un perché. E così quando un giorno soccorre un delfino, al quale darà il nome di Winter, la vita inizia a colorarsi di nuovo. L’amicizia con Hazel (Cozi Zuehlisdorff), la figlia del dottore dell’ospedale, anche lei orfana di madre, diventerà per Sawyer l’opportunità per favorire, con la presenza e con il tempo, la guarigione di Winter. Nel film c’è posto anche per la ricerca scientifica: la creazione del “Winter’s Gel” (un materiale flessibile, morbido e duraturo costruito su misura per la coda prostetica da Cameron McCarthy, il medico interpretato da Morgan Freeman) diventerà nella realtà una scoperta utile per offrire una vita migliore alle persone disabili. La messa in scena, spettacolare nelle riprese del movimento dei delfini, nonostante qualche dettaglio di sceneggiatura troppo denso di retorica, è al servizio di una buona storia capace di raccontare allo spettatore la forza dell’unità familiare, l’importanza della fiducia nelle aspirazioni e nei sogni dei figli, la difficoltà di chi, sin da giovane, vive la disabilità per nascita o a causa della guerra fino anche alla decisione di rinunciare a progetti più redditizi per salvare un ospedale. L’incredibile storia di Winter il delfino ha la forza di recuperare, dopo tanti anni, il buon cinema per famiglie, da anni relegato a cartoon, a film tv o a serie televisive.
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