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Our Review

In tutti gli anni che ho passato ad occuparmi di cinema, non ricordo di un film che abbia causato tanto clamore. Mi viene in mente Via col vento (1939) ma tutto il chiasso intorno a quel film era centrato su due temi : chi avrebbe recitato la parte di Scarlet O'Hara ed inoltre se un romanzo best seller si sarebbe potuto portare sullo schermo con altrettanto successo. Inutile dirlo, La passione di Cristo di Mel Gibson ha fatto sorgere domante meno futili.

E' curioso  che le prime versioni hollywoodiane del Vangelo, il re dei re (1927 e 1961) e La più grande storia mai raccontata (1965) non avevano suscitato tanto scalpore. Bisogna ammetterlo, la versione di Mel Gibson è molto più espressionista e cruda  di quanto era stato fatto finora. Dal momento che nel  coro dei detrattori  si odono molte voci di non religiosi, c'è il sospetto che ciò che realmente offende sia il cristianesimo stesso. In periodi come questo, dove fra le elite intellettuali la tolleranza e l'apertura verso gli altri  sono considerate le uniche virtù mentre  i  i cristiani sono considerati bigotti ed intolleranti, e  quando esistono forme di religione, queste si rifanno alla spiritualità New Age, la manifestazione  diretta di Mel Gibson da una prospettiva Cristiana può solamente scandalizzare. Gibson non è molto distante da S. Paolo quando disse: "noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani".

2. Il film è anti-semita?

In varie interviste Gibson ha dichiarato che né lui né il film sono  antisemiti e che i suoi detrattori e critici in realtà contestano  della Bibbia stessa. Fatti alcuni distinguo,  sono d'accordo. Il fatto inconfutabile è che alcuni ebrei e precisamente il Sinedrio, la casta di sacerdoti che collaborava con l'occupazione romana e che ha voluto mettere a morte Gesù, fece pressione perché Pilato emettesse la condanna a morte. Il film mostra esattamente questo. Ma al contempo,  come nella Sacra Scrittura, ci viene   mostrato che Gesù e tutti i suoi discepoli  erano ebrei (Maria è interpetata da Maia Morgenstern , una donna ebrea), che Pilato è l'ultimo responsabile, che Gesù ha chiesto che i suoi uccisori fossero perdonati ed infine che Gesù stesso volle la morte, in obbedienza a suo Padre. Come Gibson ha detto, non c'è nessun' altro da biasimare se non noi stessi e questo è il motivo per cui lui stesso guida il chiodo sulla mano di Gesù.

La vera difficoltà sta nella differenza sostanziale fra il Gudaismo ed il Cristianesimo. Uno dei delle due ipotesi è sbagliata: o Gesù è il figlio di Dio o è un volgare impostore da aggiungere ad una lunga sequela di falsi Messia. Entrambe le visoni non possono essere corrette. Da un punto di vista strettamente giudaico, Gesù, che chiamò se stesso "Io sono" cioè a dire Dio stesso, , era un blasfemo e come tale punibile di morte indipendentemente dalla minaccia che poteva portare all' equilibrio politico dello status quo di Gerusalemme. Per  un ebreo credente, il Cristianesimo è una eresia. Per un cristiano credente, la maggioranza degli ebrei hanno respinto il loro messia. Non c'è alcun modo di uscirne fuori se non l'invito, come ha fatto ripetutamente il Papa, all'amore, alla tolleranza, al rispetto e ad un dialogo costruttivo che si ponga al di sopra  delle tensioni fra le due religioni.

La preoccupazione che il film possa incitare all'odio nasce dalla lunga storia dell'anti-semitismo cristiano,  nonostante il comandamento di Gesù di dimenticare e a dispetto degli ammonimenti ed avvertimenti di san Paolo nella sua lettera ai Romani. In particolare le rappresentazioni della Passione hanno la consuetudine di causare rigurgiti  di antisemitismo. Pertanto, a dispetto delle intenzioni di Gibson e la sua aderenza al racconto biblico, è comprensibile , in questi giorni di risorgente antisemitismo alimentato dal conflitto ebreo-palestinese, che qualche ebreo possa esprimere serie perplessità sul film. E' mia opinione che  Gibson non ritrae il sommo sacerdote Caifa come una mostruosa canaglia ma come una persona che ha autorità e che per valide ragioni si oppone a Gesù e lo vuole fuori della scena, anche se questo vuol dire farlo nel modo contorto richiesto dai romani. Sono i soldati romani che manifestano vera crudeltà.

3. Il film è troppo violento?

Il film è stato classificato come Restricted in USA (vietato ai minori di 17 anni non accompagnati, ndr); in effetti non  è adatto per bambini. In un film drammatico, la rappresentazione dettagliata della sofferenza di Cristo, può essere considerata oscena? In altre parole, bisognerebbe solamente alludere alla flagellazione mostrandone gli effetti ma evitando di fare vedere  i singoli colpi e il sangue versato dalle ferite?
I greci non mostrarono mai questi particolari: gli Elisabettiani li apprezzavano moltissimo. La nostra età favorisce gli elisabettiani. Fin dai tempi in cui the Production Code fu abbandonato nel 1967 (codice di censura cinematografica in vigore in USA dal 1930 ,ndr), l'estetica Holliwioodiana ha privilegiato il sensazionalismo, lo spargimento di sangue e i colpi d'arma da  fuoco. Gibson si è limitato ad applicare l'estetica di Peckinpah e  Tarantino ai Vangeli dove in effetti risultava appropriata. Resta ancora molto da raccontare e da mostrare del sacrificio di Cristo perché riesca a nascere in noi peccatori un senso di conoscenza. Rimane tuttavia la preoccupazione che Gibson risvegli il sado/masochismo latente dello spettatore. Questa è una domanda a cui è  difficile rispondere. Durante la flagellazione e la crocifissione ho dovuto distogliere gli occhi dallo schermo.

4. Il film è aderente alla Bibbia?


Gibson ammette che questa versione della Passione è una sua personale interpretazione, una sua  licenza artistica. Per esempio, lungo tutto il film vediamo Satana che induce in tentazione ed osserva ciò che accade, un Satana  interpretato da una donna. Maria Maddalena e la donna colta in adulterio sono confluite nella stessa persona.  Erode è ovviamente gay; Gesù costruisce tavoli in stile  moderno e  schizza  d'acqua sua madre (l'unico momento leggero del film). La moglie di Ponzio Pilato, Claudia, regala del lino a Maria e a Maria Maddalena per consentir loro di asciugare il sangue di Cristo dal pavimento del luogo della tortura; ripercorriamo tutte le stazioni della Via Crucis, inclusa quella del velo di Veronica mentre  una lunga sequenza è dedicata a  Simone di Cirene. Un corvo becca l'occhio del cattivo ladrone, a cui viene anche dato un nome. Nulla di tutto questo è contenuto nei Vangeli. Tuttavia, mentre Gibson può venir accusato di di essersi prese molte più libertà di quanto non fece Pasolini con Il vangelo secondo Matteo (1966) nel complesso egli resta fedele ai tratti essenziali del racconto dei Vangeli.

5. E' un buon film?

Vista come opera artistica, il film ha molti pregi. Caleb Deschanel, il cameraman di The black stallion (1979) e di Uomini veri (1984) ha fatto delle magnifiche riprese. I costumi e l'ambientazione a Matera danno un senso di autenticità. La recitazione è eccellente. Jim Cazaviel, che interpreta Cristo, costituisce la parte più tradizionale del film:  molte delle riprese fatte su di  lui  derivano fa fonti cristiane ben note, dalla Sacra Sindone alla pittura barocca e fiamminga. Hristo Shopov nei panni di Pilato è eccezionale. Gibson, che ha già vinto un Oscar come miglior regista (Braveheart, 1995) e ancora una volta mostra di avere talento. La sua decisione di far parlare gli attori in Aramaico e in Latino è brillante ed inoltre in  questo modo ha evitato la banalità del parlato moderno e i problemi di  traduzione. Il film ha comunque un difetto. Dal punto di vista spettacolare è un film  monodimensionale. Il soggetto racconta i  5 misteri dolorosi del Rosario. I misteri gioiosi sono omessi; c'è solo un rapido accenno alla Resurrezione. D'altro canto, limitare il film ad una sola parte del Vangelo ha un senso. Esso non si impegna a raccontarci  troppo nell'arco di due ore, con il rischio di impoverire la storia. Mostra ciò che il titolo promette: la Passione di Cristo. D'altro canto,con  l'aver limitato il film ad un solo aspetto della vita terrena di Gesù e con l'aver insistito, ritengo eccessivamente, sulla tortura e la sofferenza nonostante i flashback che offrono un momentaneo sollievo dal sadismo, il film finisce per evocare una sola emozione: orrore e pena. Non c'è catarsi e si  esce non edificati ma storditi.

Pertanto si, è un film molto buono che tratta un soggetto sublime. Ammiro Gibson per averlo fatto, specialmente di questi tempi. Ma sospetto che i suoi spettatori saranno coloro che già credono. Allude al significato della Passione, ma solo di passaggio. Il film rende più profonda la fede di chi già la possiede, ma temo che non serva molto a convincere chi non crede. In modo non molto dissimile dal Sinedrio, vediamo un uomo che riesce a sanare prodigiosamente  un orecchio ma che per il resto del film ci appare come  un povero disgraziato sofferente che non riesce a salvare sé stesso. Come opera che riesca a  dare testimonianza del sacrificio del Signore per l'umanità, ha mancato di poco il bersaglio.

 

(per gentile concessione di www.e-scriptor.com)

Autore: Bill Park

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Titolo Originale La Passione di Cristo: cinque domande
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