LA FILLE DU PUISATIER
Provenza, 1940. La diciottenne Patricia, figlia di un semplice scavatore di pozzi, incontra il bel Jacques di “buona famiglia” .Riescono ad incontrarsi ancora una volta ma poi lui è richiamato alle armi senza riuscire a rivederla mentre lei scopre di essere rimasta incinta. Patrizia si rivolge al padre che si presenta alla casa del padre di Jacques con tutte le sue sei figlie, per proporre un matrimonio fra i due giovani ma viene mandato via in malo modo. A Patricia non resta che andare a partorire presso una lontana zia..
Il film ha vinto il quinto Fiuggi Famiy Festival. Nonostante le tematiche affrontate appaiano datate (si tratta del remake di un film del ’40) , il film mette bene in evidenza il valore umano dei protagonisti, in grado di riconciliarsi in circostanze difficili
Valori Educativi
Il film ci mostra come anche partendo da situazioni di conflitto, uomini e donne dotate di umanità e buon senso riescono a compiere un percorso interiore che li porta a ritrovare il rispetto reciproco e la riconciliazione nel nome dei valori superiori della famiglia
Pubblico
10+Non ci sono scene da sconsigliare ma la vicenda potrebbe non venir compresa dai più piccoli
Giudizio Artistico
Daniel Auteil dà buona prova di sé alla sua prima regia con un remake del grande regista francese Marcel Pagnol. Bravi tutti i comprimari: solo le figure dei due giovani appaiono appena abbozzate
Cast & Crew
Produzione
A.S. FILMS
ZACK FILMS
Pathé
TF1 FILMS PRODUCTION
Regia
Daniel Auteuil
Sceneggiatura
Daniel Auteuil
Our Review
La versione del 2011 ha evitato di replicare l’emozione che avrà sicuramente colpito gli spettatori di quel tempo, con la replica dell’annuncio alla radio della resa dell’armata francese all’invasore tedesco, vero baricentro emotivo della versione del ’40 ma per il resto Auteuil si attenuto con rigore all’ambientazione e al profilo dei personaggi senza preoccuparsi di trasmettere a noi contemporanei un certo sapore di antico, come di qualcosa appartenente a un mondo che non c’è più.
Il mestiere del protagonista, tanto per iniziare: un minatore che scava con l’esplosivo pozzi per l’acqua nei poderi di campagna ma soprattutto l’atteggiamento del protagonista Pascal Moretti, un padre-padrone che pretende di essere obbedito in tutto e all’istante dalle sue sei figlie e di decidere, chi esse debbano sposare. Occorre aggiungere un senso dell’onore del proprio nome portato al’’estremo e di fronte a un bambino nato fuori del matrimonio, sua figlia deve essere considerata una “donna perduta” è opportuno che si allontani da casa mentre il neonato riceve l'appellativo di “bastardo”. Come se non bastasse, secondo Amoretti, la testimonianza di una donna non vale quanto quella di un uomo.
La stessa figlia Patricia, all'inizio del film, quando si accorge che suo padre si è dimenticato di comperargli un regalo per il suo diciottesimo compleanno, lo giustifica osservando con semplicità: “Se mio padre non mi avesse dato la vita non ci sarebbe il giorno mio compleanno” (vi potete immaginare cosa risponderebbe oggi una figlia al padre in simili circostanze?). Anche in seguito, quando la vicenda si aggrava a causa della nascita del “figlio del peccato” lei risponde al padre, con totale remissione: “obbedirò a tutto quello che mi dirai”.
In questo contesto di relazioni interpersonali così particolare, vissute negli angusti confini di una campagna provenzale bruciata dal sole, traspaiono a poco a poco, con semplicità, verità universali.
La diciottenne Patricia si abbandona totalmente all’amore che sente per il bel Jacques, che fa un mestiere all’epoca tra i più affascinanti: quello di aviatore. Lei è incapace, nella sua inesperienza e nella sua semplicità, di far distinzione fra il sentimento che prova e il trasporto dei sensi. Jacques è più incerto, tardo a riconosce l’amore che sta crescendo anche in lui perché si sente quasi in obbligo di esibire lo stereotipo del maschio seduttore.
Nella parte finale, nell’incontro conciliatorio fra le due famiglie, la nascita del bambino e l’onestà di fondo degli stessi protagonisti completa la trasformazione interiore, a dispetto di qualsiasi convenzione sociale: lo stesso padre di Jacques ha parole di umiltà ma anche di fede: “ringrazio Dio di averci dato la possibilità di emendare la nostra cattiva azione”. Entrambi i nonni riconoscono che “amarli servendoli”, è l’unico diritto che resta loro nei confronti dei figli. In questo modo le due famiglie non hanno stravolto le convenzioni sociali, che restano giuste nella forma, ma le hanno trasformate dall’interno, “umanizzandole”.
Auteil si conferma un grande attore riuscendo a entrare nei panni in un personaggio così rude ma schietto nelle sue manifestazioni di orgogliosa dignità nella povertà. Non si può escludere che tanta enfasi sull’onore recuperato costituisca una reazione,, già presente nel film originale, all’umiliante condizione dei francesi sotto l‘occupazione tedesca.
Molto ben delineata anche la figura di Félipe, l’amico e compagno di lavoro di Moretti, interpretato da Kad Merad: un uomo buono che anche di fronte a una sua personale delusione (ama non ricambiato) è capace di rallegrarsi della felicità altrui. E’ proprio la sua bonomia che riesce a riannodare i fili di una situazione così delicata, divenendo l’artefice discreto della riconciliazione finale.
Il film è disponibile attualmente solo in versione francese ed è risultato il vincitore del Fiuggi Family Festival 2012
Autore: Franco Olearo
Details of Movie
Titolo Originale | La fille du puisatier |
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Paese | FRANCIA |
Etichetta | FamilyOro |
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