LA DUCHESSA DI LANGEAIS
Palma di Majorca, 1823, nel periodo della Restaurazione post-napoleonica. Il generale francese Armand Montriveau ha aiutato gli spagnoli a ristabilire nell'isola l'autorità di re Ferdinando VII. La sua presenza nell'isola ha anche una motivazione personale: ha saputo che nel convento delle carmelitane c'è una suora di origine francese, al secolo la duchessa Antoniette de Langeais, con la quale aveva avuto una tormentata quanto incompiuta relazione amorosa cinque anni prima. Quando ottiene il permesso di avere un colloquio con Antoniette in presenza della madre superiora, la passione si riaccende.....
Jacques Rivette
Pascal Bonitzer e Christine Laurent
Valori Educativi
Antoniette , donna sposata, “gioca con il fuoco” pensando di poter coltivare un’amicizia maschile fino alla confidenza tipica degli innamorati e di poter superare (e far superare al suo partner) la legge naturale dell’attrazione fisica
Pubblico
TuttiGiudizio Artistico
Rivette ricostruisce con rigore l'epoca della Restaurazione e si mantiene fedele al testo di Balzac ma lo sviluppo della storia è eccessivamente lento e incompiuto in alcune parti
Cast & Crew
Regia
Jacques Rivette
Sceneggiatura
Pascal Bonitzer e Christine Laurent
Our Review
La duchessa di Langeais è uno dei tre racconti che compongono la sezione detta "dei tredici" nelle "Scene della vita parigina" dell' opera monumentale la «Commedia Umana» con la quale Honorè de Balzac voleva costruire un grandioso affresco della società francese ai tempi della "monarchia borghese" di Luigi Filippo.
Il regista Jacques Rivette e i suoi due abituali sceneggiatori Pascal Bonitzer e Christine Laurent mettono da parte le implicazioni sociali e quell'ambizione di elaborare la tassonomia dei tipi umani alla stessa stregua delle specie animali, così peculiare del grande scrittore francese per concentrarsi sulla storia intima di un uomo ed una donna, "compattando" le pagine del romanzo in un film di due ore e mezza ma lasciando intatti i dialoghi originali e frapponendo fra un capitolo e l'altro alcuni passi del libro quasi a rimarcare l'origine letteraria del film, soluzione ormai consolidata in altri film d'autore come "La nobildonna e il duca-(2001)" di Eric Rohmer o "La lettera-(1999)" di Manoel de Oliveira.
Le ambientazioni, tutte in palazzi d'epoca o o lungo le aspre scogliere di Palma di Majorca (vediamo in realtà le isole Tremiti), i costumi, il dialogo così formale, la stessa lentezza dello sviluppo della vicenda: tutto contribuisce a riportarci efficacemente in un'epoca così diversa dalla nostra (molti giovani sicuramente ne soffriranno, abituati a un montaggio e a dialoghi dai ritmi ben diversi).
Antoniette e Armand sono i protagonisti assoluti della storia: i loro dialoghi, il loro conoscersi, attrarsi e respingersi, perennemente sfasati nella loro alternanza di cedere ai sentimenti per poi recuperare l'orgoglio personale, è la parte più ricca e interessante del racconto. Lei è una donna a cui piace frequentare i salotti mondani e non sa resistere ad avere sempre vicino il bel generale Armand, cupo e tenebroso dopo lunghe solitudini passate come prigioniero in Africa . Ma lei è sposata, coltiva sentimenti religiosi e cerca di costruire una sofisticata quanto pericolosa amicizia fatta di frequentazioni, confidenze che non comportano mai la donazione del corpo mentre lui, di poche parole, energico e risoluto («amatelo e vi vorrà in catene, feritelo e non vi perdonerà mai»), ateo convinto, insegue la semplice regola di voler possedere ciò che desidera. Lo scontro di due personalità così forti non potrà che risultare distruttivo per entrambi.
La seconda parte del film è sicuramente meno interessante oltre che essere eccessivamente lunga: il dialogo fra i due si sospende e iniziano alcune vicende rocambolesche tipiche del feuilleton dell'epoca, che ci appaiono le più datate: rapimenti, marchiature a fuoco, assalto al convento della "compagnia dei tredici" per portar via Antoinette, un finale troppo facilmente tragico.
Si può dire che Balzac abbia espresso con questo racconto sentimenti e comportamenti umani universali? A prima vista appare di no; quel giocare con fuoco (che sarebbe un modo italiano di tradurre il titolo francese "non toccare l'ascia"), quel cercare di portare l'amicizia uomo-donna fino ad un'intimità che è tipica dell'amore, quel pretendere di considerare superabile la legge naturale che porta un uomo ed una donna innamorati a desiderare di unire anche i loro corpi, finisce per diventare un gioco sterilmente sofisticato e innaturale. A questo occorre aggiungere che nella trasposizione di Rivette ci sono alcuni iato nel racconto che vengono percepiti dallo spettatore come carenze: Antoiette è sposata, ma il marito non si vede mai e lei sembra potersi permettere tutte le libertà possibili; in due momenti della storia compaiono gli amici di Armand, quelli che noi sappiamo essere la "compagnia dei 13" ma nessun chiarimento ci viene dato in merito.
Bravi i due protagonisti (il giovane Depardieu non nasconde la sua gamba menomata che risulta in questo caso coerente con il personaggio) ma Cristine Laurent si ferma troppe volte ad odorare estasiata dei mazzi di fiori o il sigaro del suo amato, in atteggiamento di languida diva del cinema muto (in effetti Greta garbo doveva impersonare lo stesso personaggio ma il film si fermò allo stadio dei provini).
Autore: Franco Olearo
Details of Movie
Titolo Originale | Ne touchez pas la hache |
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Paese | Fracia Italia |
Etichetta | Non classificato |
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