DIE HARD VIVERE O MORIRE
Il carattere, i muscoli e la pelle dura contano di più che saper usare il computer. È il messaggio dello spettacolare action con cui, al quarto episodio, si conclude la fortunata serie di Die Hard.
Il navigato detective John McClane (Willis) è richiamato in partita per impedire a un ex dirigente dell'FBI (Olyphant) di manomettere la rete informatica che gestisce tutto il sistema della Nazione, dalla segnaletica stradale ai gasdotti. Gli Usa rischiano di tornare di colpo all'Età della pietra.
Valori Educativi
C’è la simpatica burberaggine di un paladino della gente semplice. Gli atteggiamenti protettivi verso la figlia che rivendica autonomia, caricano il personaggio di umanità
Pubblico
14+Abbondante violenza; saltuario turpiloquio.
Giudizio Artistico
Un buon prodotto d’intrattenimento, girato bene con tutti i crismi, per gli amanti del cinema d’azione ma che non dura nella mente dello spettatore più dei pop corn con cui viene consumato, a differenza degli storici episodi della serie che vorrebbe omaggiare
Cast & Crew
Produzione
Bruce Willis e Arnold Rifkin
Regia
Len Wiseman
Our Review
Un giovane hacker (Long), cioè un pirata informatico, aiuterà McClane. Se, infatti, il ruvido poliziotto non ha bisogno di lezioni in materia di inseguimenti, sparatorie e pestaggi, è invece un completo e, per di più, fiero analfabeta in fatto di informatica. Il personaggio McClane, che è una creatura dell'era pre-Internet – il primo film della serie è del 1988 –, non ha la minima intenzione di aggiornarsi. La storia gli darà ragione.
I fan della serie non sono traditi. In quest'ultimo McClane ritrovano il loro eroe, invecchiato, sì, ma con ancora intatta la sua miscela vincente. C'è lo humor che ogni volta sdrammatizza l'esplosione in cui il guerriero senza paura per un pelo non ci rimane. Ci sono le sue risposte temerarie al cattivo che lo ricatta, perché il malfattore sappia che ha superato il segno e che, siccome adesso McClane è davvero fuori dai gangheri, non la passerà franca. C'è la simpatica burberaggine di un paladino della gente semplice. Uno che ne ha viste di tutti i colori, che sa di non vivere in un mondo perfetto, e che, anche se non gli va, si è rassegnato all'idea: ogni tanto bisogna menare le mani e usare la mitragliatrice.
Soprattutto, c'è la pellaccia dura di McClane: la sua strabiliante resistenza alle percosse, ai proiettili beccati in corpo, alle ossa peste per le cadute e le botte. McClane si rialza sempre, fa una battuta e, dolorante, ammaccato, torna a darci dentro, fino alla fine.
Le occhiate furbe di Willis, il rimpianto per il matrimonio naufragato, gli atteggiamenti protettivi verso la figlia che rivendica autonomia, caricano il personaggio di umanità.
Il film va visto con l'ottica di assecondarne la voglia di stupire. Quando una macchina è lanciata a tutta velocità per abbattere un elicottero, quando, alla guida di un Tir, McClane duella con un caccia bombardiere dell'aeronautica, lo spettatore, più che dirsi "è impossibile", deve dirsi "wow!".
Anche il cinefilo ci trova qualcosa. Quando McClane pesta a sangue un'arpia dai bei lineamenti asiatici (Maggie Q), una dei cattivi che, spietata, mena di Kung-fu, il film sta facendo ironia sul filone delle moderne eroine marziali stile Lara Croft.
Anche qui McClane sa di essere personaggio d'altri tempi. Non se ne vergogna e crivella la donna, dicendole quello che si merita, perché c'è un limite anche alla cavalleria.
Autore: Paolo Braga
Details of Movie
Titolo Originale | Live Free or Die Hard |
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Paese | USA |
Etichetta | FamilyVerde |
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