4 MESI, 3 SETTIMANE, 2 GIORNI
Romania ai tempi della dittatura di Ciausescu: Gabita è una studentessa che vuole interrompere la sua gravidanza, nonostante l'aborto sia illegale. Si fa aiutare da Otilia, sua compagna di stanza, che si preoccupa di mettersi in contatto con il sig. Bebe, che si è impegnato, a procedere all'operazione in una stanza d'albergo ma nulla sarà semplice in quella giornata.
Cristian Mungìu
Cristian Mungiù
Valori Educativi
Storia che esalta il relativismo etico, dove la decisione di abortire non è un fatto assolutamente personale e libero da qualsiasi responsabilità nei confronti del bambino
Pubblico
18+Situazioni di alta tensione e immagini raccapriccianti: assolutamente da sconsigliare ai minori
Giudizio Artistico
Buone interpretazioni, buona sceneggiatura, ma il regista scivola nella facile ricerca di situazioni ad effetto
Cast & Crew
Regia
Cristian Mungìu
Sceneggiatura
Cristian Mungiù
Our Review
Il racconto si svolge all’interno di una stretta unità di tempo: inizia la mattina in cui Gabita (la ragazza incinta che vuole partorire) e Otilia, la sua compagna di università, preparano le valigie per andare nell’albergo dove avverrà l’intervento, fino alla sera dello stesso giorno quando le due ragazze si ritrovano a tavola, una volta che tutto si è compiuto, per promettersi di non parlare mai più né tra di loro, né con nessun altro, di quello che è accaduto.
Da quel punto di partenza fino alla conclusione nessun dettaglio ci viene risparmiato: dalle estenuanti trattative con gli odiosi funzionari di albergo per ottenere una camera, alla ricerca di sigarette di marca straniera per rendere più facili le trattative, all’incontro con il disgustoso infermiere disposto al pericoloso servizio in cambio di una prestazione sessuale dalle ragazze, ai dettagli ginecologici dell’inserimento della sonda, al feto abortito buttato sul pavimento del bagno, all’affannosa perlustrazione notturna alla ricerca di una pattumiera dove buttarlo via.
Se nessun dettaglio ci viene risparmiato, ci sono invece nel racconto vistose carenze: prima fra tutti la spiegazione delle motivazione che ha portato Gabita a voler abortire a tutti i costi, anche quando questo comporta, come accadrà, il “sacrificio” sessuale della sua amica. Dov’è il suo fidanzato? Ne è stato informato? Le due ragazze sono studentesse universitarie e come veniamo a sapere dal racconto, il governo di Ceausescu concedeva delle agevolazioni per gli studenti sposati.
Inutile andare oltre con domande simili: si tratta di un tema che non ha interessato l’autore. Una risposta molto indiretta potremmo trovarla nel colloquio che avviene fra Otilia e il suo fidanzato: “che faresti se io rimanessi incinta? – chiede lei, ben cosciente di quello che sta accadendo all’ amica. Lui non sa cosa rispondere: è solo contento che durante i loro rapporti non sia successo niente finora: solo alla fine, su insistenza di lei, risponde a denti stretti che la sposerebbe. Sembra quindi che l’autore voglia condannare (anche Gabita appare una sciocchina, completamente priva, a differenza della sua amica, di qualunque senso del reale) l’atteggiamento irresponsabile di chi non sa riflettere né assumersi le responsabilità dei propri atti . Si tratta però di una forzatura sulle intenzioni dell’autore, che sembra solo impegnato nel costruirci un reality show del “qui e ora” con una malcelata tendenza a trovare facili effetti per shoccare i suoi spettatori: mi riferisco alla tanto citata sequenza del feto abortito che viene raccolto da terra e buttato via ma anche alla tensione esasperante, nell’angusto ambito di una camera d’albergo, fra il cinico infermiere e le ragazze che finiscono per accettare, pur di portare a compimento l’aborto, l’odioso ricatto da lui proposto.
Questo film rumeno ha notevoli somiglianze con l’inglese Il segreto di Vera Drake(2004): entrambi sembrano dire: “mi limito a raccontare i fatti” e sviluppano la storia in un modo talmente bilanciato, che è difficile dire con chiarezza se sono a favore o contro l’aborto (se il film inglese dà uguale spazio sia a chi è a favore che a chi è contro l’aborto, il film rumeno, nel trasmetterci l’orrore dell’aborto avvenuto, sembra non limitarsi a condannare la clandestinità dell’aborto, ma l’atrocità dell’atto in se).
E’ proprio questa impostazione così terribilmente politically correct che costituisce la parte peggiore di entrambi i film.
Ci vengono mostrate persone che vogliono abortite nelle loro sofferenze umane (e fisiche) a causa dell’atto in sé ma in nessun modo viene espresso un giudizio su una tale decisione (addirittura, come già detto, il film rumeno non si preoccupa di raccontarci gli antefatti, semplicemente perché non ritiene interessante la genesi di una simile decisione).
Perché questo atteggiamento? Perché entrambi gli autori ritengono che una decisione valga l’altra, che non ci sono valori o verità più universali da cercare e da mostrare; ognuno è giudice senza appello per se e per colui che potrebbe nascere.
Ecco quindi lo scandalo indotto da opere come queste: non ci viene mostrato il travaglio di una persona che di fronte a una dolorosa situazione, vaglia cosa sia giusto fare (Otilia che tanto si è prodigata per aiutare Gabita, in nessun momento del film spende una parola per invitarla a rivedere la sua decisione e a tener conto di quel bambino che potrebbe nascere) ma prevale in questi racconti solo il fastidio di strutture statali che si oppongono a una completa libertà di arbitrio.
Ovviamente non possiamo che avere la massima simpatia per la cinematografia di un paese appena uscito da una feroce dittatura, ma in questo caso abbiamo visto solo un autore che ha imparato presto e bene la logica dei reality televisivi occidentali: e impiega le sue indubbia capacità professionali per impressionare gli spettatori con immagini ad effetto facendo riflettere molto poco.
Autore: Franco Olearo
Details of Movie
Titolo Originale | 4 luni 3 saptamini si 2 zile |
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Paese | Romania |
Etichetta | Non classificato |
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