TOMBOY

201182 min10+  

Laure ha dieci anni e si trasferisce con papà, mamma e la sorellina Jeanne in una nuova città. Manca ancora qualche settimana all'apertura delle scuole e Laure non sa come passare il tempo. Luisa, una ragazza della sua età, la invita a unirsi agli altri ragazzi del palazzo per giocare con loro. Laure ha i capelli corti ed è molto magra e Luisa a prima vista pensa che sia un maschio. Laure non la contraddice e da quel momento si fa chiamare Michael...

Il film narra con sensibilità il momento di passaggio di una ragazza dalla fanciullezza all'adolescenza ma non è privo di una certa ambiguità e il modo con cui il racconto è stato sviluppato ha finito per farlo diventare un manifesto dell'ideologia dei gender 


Valori Educativi



Il film narra con sensibilità il momento di passaggio di una ragazza dalla fanciullezza all’adolescenza ma non è privo di una certa ambiguità nel giocare sulla sua incerta polarizzazione sessuale: anche se può accadere a quella età, il modo con cui il racconto è stato sviluppato ha finito per farlo diventare un manifesto dell’ideologia dei gender

Pubblico

10+

La delicatezza dell’argomento potrebbe disorientare i più piccoli

Giudizio Artistico



L’autrice è molto brava nel farci immergere, con grande sensibilità, nel microcosmo di un gruppo di ragazzi e ragazze di dieci anni

Cast & Crew

Our Review

Laure vive in una famiglia simpaticissima: il padre gli fa guidare la macchina, la sorella più piccola gioca e scherza con lei, la mamma, in attesa di un nuovo fratellino, la ricolma di attenzioni e di carezze. Sono genitori  sensibili al sereno sviluppo delle loro figlie, stanno attenti che nella nuova città dove si sono trasferiti le ragazze non si sentano sole e facciano presto amicizia: la mamma consegna presto a Laure le chiavi di casa perché possa entrare ed uscire quando vuole e non si preoccupa troppo se va in giro sempre in pantaloni, maglietta e capelli corti. Laure ha ancora un fisico acerbo ma è più alta delle ragazze della sua età  e Luisa quando la incontra per la prima volta la scambia per un maschio. Laure, dopo un momento di esitazione prova a stare al gioco e dice di chiamarsi  Michael.
La giovane regista e sceneggiatrice Céline  Sciamma è molto brava nel gestire questo piccolo racconto  che si alterna fra l'intimità della casa dei genitori di Laure/Michael e i giochi all'aria aperta (è ancora periodo di vacanza) con gli altri ragazzi del palazzo  (tutti maschi tranne Luisa). Si cala con sensibilità ma anche con precisione antropologica nei dialoghi, nei giochi  di questi bambini, nel loro affiatamento ma anche nelle loro piccole competizioni. Se Michael non si sottrae ai giochi da ragazzi (partecipa alle partite di  calcio, accetta la sfida di chi è il più bravo a tuffarsi e ingaggia perfino una lotta con uno di loro), Luisa è già chiaramente femminile: non partecipa ai giochi violenti ed è attenta alle relazioni interpersonali più che alle competizioni. Noi spettatori conosciamo l'ambiguità della situazione ma la regista non ci da spiegazioni su ciò che sta accadendo: inquadra i volti, ci mostra i piccoli passaggi di umore, le lievi incertezze senza  dramma di Michael e la storia resta volutamente sospesa così come è iniziata: non conosciamo i comportamenti precedenti di Laure, nè sapremo  come reagirà quando andrà presto a scuola con la sua vera identità.

Il film sa cogliere quella breve stagione del passaggio dalla fanciullezza all'adolescenza, quando ancora il corpo non manifesta prepotentemente la propria identità sessuale e nei comportamenti, nei giochi, i ruoli non sono ancora marcatamente differenziati. Perché Laure accetta di farsi credere un maschio? Non è dato di saperlo. Forse ha giocato in lei la curiosità di vedere cosa sarebbe successo;  forse ha visto che i ragazzi sono la maggioranza e preferisce partecipare ai loro giochi senza venir emarginata. Forse ha tendenze lesbiche. La madre, quando scopre la mistificazione, reagisce correttamente: le fa mettere un vestito inequivocabilmente femminile e l'accompagna a casa di Luisa perché conosca la sua vera identità.

La mamma è l'unica che fa diventare parola ciò che è stato espresso solo in immagini : "ascoltami. non mi diverto certo a farti soffrire. Devo farlo, capisci? Se ti fingi un maschio non importa. Non ci resto neanche male. Ma così non puoi continuare. Se hai un’altra idea dimmela perché io non ne ho altre". La mamma sta cercando di riportare al baricentro dell'attenzione della ragazza la realtà del suo corpo, indipendentemente dalle inclinazioni o dalle finzioni che ha tentato di sperimentare  intorno ad esso.

Il film ha vinto il LGBT 2011, il festival di Torino dedicato al cinema gay, lesbo e trasgender e si comprende bene il perché. Se ci si attiene rigorosamente alle immagini e a quanto ci viene raccontato, nessuno può sostenere che l'autrice ha costruito un esplicito manifesto pro-gay. Ma ciò che fa la differenza sono le volute elissi del film.

 La vita all'interno di una famiglia molto serena esclude a priori l'esistenza di qualsiasi complessa situazione psicologica che possa giustificare un comportamento particolare; al contempo non si può ipotizzare, da come i genitori considerano Laure inequivocabilmente una ragazza, che ci si trovi di fronte a un atteggiamento lesbico che si è presentato fin dalla tenera età.

La spiegazione va trovata altrove: Laure è libera da condizionamenti ed essendo libera vuole scegliere il proprio sesso: il suo è certamente un momento particolare dell'esistenza, un momento irripetibile e breve, ma si presta bene a diventare simbolo dell'ideologia dei gender: l'uomo e la donna sono liberi di scegliere  quale sesso preferire, indipendentemente dai "condizionamenti" del proprio corpo.

Si potrebbe sempre parlare di strumentalizzazione, di essere andati oltre ciò che le immagini e le parole del film hanno realmente espresso , da parte di chi ha deciso di assegnargli il premio LGBT.  Ma in realtà non è così: le numerose ellissi del film lo rendono realistico nella descrizione del mondo di questi bambini ma al contempo anche ideologico,  per quel suo giocare volutamente sull'ambiguità dei sessi invece di approfondire, dare a trovare una risposta umana a questo strano gioco scelto da Laure/Michael.

Ciò che viene mortificata in questo film è proprio la ricca gamma del modo di essere  femminile: le ragazze "maschiaccio" sono sempre esistite e non per questo sono meno donne e madri: una certa ruvidezza nel comportamento a volte manifesta semplicemente una forma di protezione verso i propri sentimenti più profondi ma il film non ha scelto questa strada: ha preferito  mettersi in linea con le correnti di pensiero più alla moda.  

 

Autore: Franco Olearo

Details of Movie

Titolo Originale Tomboy
Paese Francia
Etichetta
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