LA BICICLETTA VERDE (Laura Cotta Ramosino)
La dodicenne Wadjda sogna di possedere una bicicletta ma per una ragazza a Riyad, dove le donne escono solo coperte da capo a piedi di nero e hanno pochi diritti, sembra un sogno impossibile… Un giorno però a scuola viene indetto un concorso di conoscenza del Corano e Wadjda decide di partecipare per vincere la somma necessaria a comprarsi la bicicletta dei suoi sogni.
In una Arabia Saudita che restringe le libertà della donna in modi a noi Occidentali poco comprensibili, la storia di una bambina che sogna di avere una bicicletta diventa un elogio all’intraprendenza e al coraggio di sognare. Le recensioni sono di Laura Cotta Ramosino e Franco Olearo
Valori Educativi
La capacità di sognare di una bambina è contagiosa e suggerisce che il cambiamento del mondo nasce da quello anche di un solo cuore.
Pubblico
TuttiGiudizio Artistico
Il film arriva dritto al cuore come i capolavori del Neorealismo italiano, che ricorda non solo per l’oggetto del desiderio della piccola protagonista, ma anche per la capacità di condividerne il punto di vista spontaneo e positivo
Cast & Crew
Produzione
Razor Film
High Look Group
Rotana Studios
Norddeutscher Rundfunk
Bayerische Rundfunk
Regia
Haifaa Al Mansour
Sceneggiatura
Haifaa Al Mansour
Our Review
Wadjda è una dodicenne come tante: discute con la mamma, si lamenta per il padre che non vede mai, passa il tempo con i videogiochi, ma soprattutto desidera ardentemente una bicicletta per sfidare il vicino di casa dispettoso (ma a dodici anni certi dispetti sono già il preludio di qualcosa di più tenero) sul percorso che va verso la scuola. …
Ma a Ryad un desiderio all’apparenza semplice diventa quasi impossibile da realizzare: in Arabia Saudita essere donna, anche a quell’età, significa indossare sempre un velo scuro quando si esce di casa e, una volta adulta, girare coperta di nero dalla testa ai piedi in ogni luogo pubblico, poter andare in macchina solo con un parente uomo (oppure, come nel caso della mamma di Wadjda, che fa la maestra, dover affittare con le colleghe un costoso autista), mentre anche mettersi lo smalto alle unghie dei piedi può essere punito come un atto rivoluzionario.
La mamma di Wadjda, che non vede mai il marito e teme di essere ripudiata perché non riesce a dargli un figlio maschio, non vuol sentire nemmeno parlare di biciclette.
A scuola le maestre insegnano la modestia e l’obbedienza mentre l’intraprendenza della piccola Wadjda non è vista di buon occhio. A casa gli armadi sono pieni i bei vestiti colorati, che però si possono mostrare solo all’interno delle mura domestiche, e solo per gli occhi di un padre e di un marito amatissimo ma che si fa vedere raramente.
Tutti gli elementi questa vita quotidiana, per noi occidentali incomprensibili e inaccettabili, non vanno però a comporre l’ennesimo documentario di denuncia, ma sono solo lo sfondo di una storia che è l’elogio dell’intraprendenza e del coraggio di sognare.
Wadjda, infatti, non si fa scoraggiare, ha adocchiato in un negozio una bicicletta verde ed è disposta a tutto per averla, anche a trasformarsi nella studentessa modello. La sua scuola, infatti, organizza una gara di conoscenza del Corano e lei si mette a studiare (anche con un programma apposito della Wii) e seguire le lezioni per vincere il quiz che mette in palio la somma necessaria a comprare la bicicletta.
E anche se alla fine il suo piccolo sogno, rivelato in pubblico in un momento esilarante, sarà ancora troppo grande per quelli intorno a lei (ipocritamente sarà più o meno costretta dalla preside a “regalare” il suo premio ai bambini palestinesi bisognosi) i suoi sforzi non saranno inutili.
La bicicletta verde, infatti, ci mostra come la capacità di sognare di una bambina possa contagiare proprio chi all’inizio le diceva di lasciare perdere, suggerendo che il cambiamento del mondo nasce da quello anche di un solo cuore.
Opera della prima regista donna dell’Arabia Saudita, anche se realizzata in coproduzione con la Germania, La bicicletta verde, che era in concorso alla sezione Orizzonti del festival del Cinema di Venezia e lì ha raccolto molti plausi, mantiene la freschezza e la speranza dello sguardo della sua protagonista di fronte a un mondo che può sempre regalare qualcosa e arriva dritto al cuore come i capolavori del Neorealismo italiano, che ricorda non solo per l’oggetto del desiderio della piccola protagonista, ma anche per la capacità di condividerne il punto di vista spontaneo e positivo nonostante tutto.
Autore: Laura Cotta Ramosino
Details of Movie
Titolo Originale | Wadjda |
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Paese | Arabia Saudita/ Germania |
Etichetta | FamilyVerde |
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