THE GRANDMASTER

2012123 min14+  

Vent’anni di storia cinese, dalla metà degli anni Trenta alla metà dei Cinquanta, fanno da sfondo alle vicende del leggendario maestro di arti marziali Yip Man (1893-1972), il cui percorso umano e professionale s’intrecciò con quello del vecchio maestro Gong Boasen e di sua figlia Gong Er. Fulcro degli eventi è Foshan, città natale del protagonista e teatro scelto dal maestro più vecchio per una cerimonia di pensionamento e per un passaggio di consegne. La Storia, intanto, fa il suo corso impetuoso: il nord e il sud della Cina sono vicini alla divisione quando nel 1936 il Paese è invaso dal Giappone.

L’autore cinese, Wong Kar Wai, abbandona tematiche melò per ricostruire, come in un’epica western, la vita del leggendario maestro di arti marziali Yip Man, un uomo fermamente retto


Valori Educativi



Rispetto delle tradizioni, senso dell’onore e della lealtà, legame tra generazioni, possibilità di correggersi ma rifiuto categorico del male,

Pubblico

14+

Presenza di scene spaventose, uso di oppio, combattimenti violenti

Giudizio Artistico



Un film non facile ma Wong Kar Wai conferma la sua maestria nel far funzionare all’unisono ogni aspetto della macchina cinematografica, soprattutto recitazione, direzione della fotografia e colonna sonora

Cast & Crew

Our Review

Dal maestro del melò cinese (in the mood for love) Wong Kar Wai un film che celebra una tradizione composita, quella del Kung Fu nelle sue diverse declinazioni, e di una delle sue figure leggendarie, quel Yip Man divenuto in estremo oriente un elemento stabile della cultura popolare (oggetto di due film e di una serie televisiva), anche per essere stato il mentore dell’altrettanto leggendario Bruce Lee.

Anni di lavoro, tra la ricerca delle fonti e l’addestramento degli attori, per un kolossal delle emozioni in cui la cifra più importante è quella dei rapporti tra i personaggi. La trama è complessa, alterna vicende private e avvenimenti epocali, in un avanti e indietro della linea temporale che potrà depistare lo spettatore, senza però irritarlo (come capita a volte guardando alcuni vuoti esercizi di stile di altri cineasti). Un movimento “avanti e indietro” che è fondamentale sia per il discorso, centrale all’interno della narrazione, dell’importanza del passato, delle tradizioni e della vita che, nonostante tutto, procede andando ad abbracciare il destino. Sia per una tecnica marziale che, tramandata di padre in figlia, sarà altrettanto cruciale per un importante combattimento in cui viene ristabilito l’onore di una famiglia senza il venir meno a una solenne promessa difficilissima da mantenere.

Amore, onore, tradizione. Essere, conoscere, agire. Il film gioca su queste triadi consegnandoci figure – sfaccettate in maniera raffinata, diversa da come lo sarebbero in un film americano o europeo – che sembrano portare su di sé, e dentro il cuore, il peso di passioni struggenti perché inespresse e la visione di un mondo che sta cambiando in cui anche la Storia, quella con la S maiuscola, ha un ruolo marginale, in appoggio al singolo uomo perso nel suo vortice maestoso.

Un film non per tutti i gusti, forse, che senz’altro richiede uno sforzo allo spettatore per decifrare alcuni passaggi un po’ faticosi del plot e per orientarsi in una struttura temporale non lineare (che richiama, con citazioni esplicite anche della colonna sonora, l’epico C’era una volta in America di Sergio Leone). Per chi non ha dimestichezza con questo genere di film e avrà la curiosità di accostarvisi, però, una bella sorpresa: scoprirà la maestria di un autore capace di far funzionare all’unisono ogni aspetto della macchina cinematografica (soprattutto recitazione, direzione della fotografia e colonna sonora) per avvolgere lo spettatore in una calda atmosfera vellutata. In secondo luogo, scoprirà una zona della cinematografia mondiale in cui sopravvive ancora il senso del “classico”, con un corredo di valori imperituri e trasversali a ogni cultura, celebrati come in un vecchio western (rispetto delle tradizioni, senso dell’onore e della lealtà, possibilità di correggersi ma rifiuto categorico del male, legame tra generazioni), con la chicca di uno Stabat Mater in colonna sonora (non sappiamo in realtà quanto consapevole e meditata), nell’interpretazione del compositore italiano Stefano Lentini.

Autore: Raffaele Chiarulli

Details of Movie

Titolo Originale Yi dai zong shi
Paese CINA/HONG KONG
Etichetta
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