LA FELICITA’ PORTA FORTUNA

Poppy è una ragazza londinese, sui trent'anni. Fa l'insegnante di asilo, mestiere nel quale riesce a trasmettere tutta l'allegria e la carica positiva con cui sa affrontare la vita ed  i rapporti con gli altri. Incontra molte persone durante la giornata e ad ogni occasione cerca di esercitare il suo "apostolato della felicità", ma ogni individuo è diverso dagli altri e non sempre il suo approccio schietto riscuote successo...

Valori Educativi



Similmente a quanto era già successo ne “Il segreto di Vera Drake” un personaggio simpatico e pieno di comunicativa serve per trasmettere la filosofia di vita dell’autore, basato su di un empirismo disimpegnato dove ci si limita a un bonario rapporto con gli altri, evitando di mettere in gioco se stessi fino in fondo

Pubblico

14+

n conflitto intenso fra un uomo e una donna potrebbe preoccupare i più piccoli

Giudizio Artistico



Ottimi interpreti e una sceneggiatura discreta ci trasferiscono un vivido ritratto di Poppy e del suo mondo. Molti personaggi sono tratteggiati sopra le righe, tradendo l’intenzione dell’autore di produrre un pamphlet ideologico, più che uno spaccato di vita vera

Cast & Crew

Our Review

dsIl regista Mike Leight ( Segreti e bugie, Il segreto di Vera Drake) racconta di avere un modo di lavorare del tutto particolare (non molto dissimile comunque da quello adottato dai nostri grandi Rossellini e Fellini): inizia con una sceneggiatura non ancora bene definita, si preoccupa sopratutto di far comprendere ai suoi attori che tipo di personaggio debbono interpretare e poi inizia le riprese lasciando che l'improvvisazione giochi un ruolo determinante. Il film è in effetti null'altro che uno spaccato della vita di Poppy (l'ottima Sally Hawkins, Orso d'Oro per la migliore interpretazione al Festival di Berlino 2008), fatta di incontri occasionali, lavoro, serate con le amiche, visite mediche, lezioni di guida e lezioni di tango: eventi che si dipanano apparentemente senza una logica, senza che si percepisca un percorso narrativo, fuori dagli schemi classici che prevedono un evolversi della storia o un percorso interiore del protagonista (in realtà non è esattamente così, visto che la scena più importante e rivelatrice del film avviene al dieci minuti dalla fine, come prescrivono le regole auree).

Nelle primissime due sequenze viene subito delineato il suo atteggiamento verso gli altri e verso gli eventi della vita; entrando in una libreria, cerca in tutti i modi di attaccare discorso con l'unico commesso, cupamente concentrato nei suoi calcoli alla cassa. "Brutta giornata vero? Sorridi alla vita!" e altre spiritosaggini non sortiscono alcun effetto. Appena uscita dal negozio, si accorge che la sua bicicletta è sparita, rubata da qualcuno: "non sono neanche riuscita a dirle addio" è l'unico commento che, superando eroicamente l'evento, si sente di pronunziare. Sorride continuamente a tutti Poppy e cerca di trovare sempre il lato divertente di tutto ciò che le capita; le sue risate continue e le sue battute possono a volte sembrare sciocche (non aiuta certo la traduzione dello slang londinese impiegato nell'originale) o di isterico imbarazzo quando deve sostenere situazioni difficili (come quando si deve sottoporre a un doloroso massaggio per ricomporre una lussazione) ma la tenacia con cui mette in pratica questo modo di atteggiarsi nei confronti degli altri denota qualcosa di più di un vezzo caratteriale: si tratta di una convinta filosofia di vita.

E' proprio su questo punto, che costituisce il vero messaggio che il film vuole trasmettere, che conviene discutere.
A prima vista sembra che Poppy abbia compreso il segreto della felicità su questa terra e che desidera generosamente trasmetterla agli altri, una sorta di profetessa del "be happy", figura di donna  che piace molto a Mike Leight e che ricorda l'altra "santa laica"  Vera Drake, nel film omonimo, che cercava di aiutare senza alcun compenso le ragazze che si erano messe nei pasticci rimuovendo il "problema". Se guardiamo però quello che è l'incontro-contro principale, fra lei e Scott, il suo istruttore di guida, introverso, pignolo, pieno di risentimento e rabbia contro il mondo e contro tutti (forse frutto di frustrazioni subite), lei continua imperterrita con la sua formula curativa (banalizzare gli eventi, ridere sulle sue impuntature) ma non c'è un vero avvicinamento, un cercare di entrare dentro l'altro e i suoi problemi.

Un esempio per tutti: l'istruttore le aveva chiesto, ad ogni inizio di lezione di non usare gli stivali con i tacchi alti, perché non adatti per la guida: lei sistematicamente non lo asseconda  semplicemente perché quegli stivali le piacciono, dimostrando che sono gli altri che debbono avvicinarsi al suo mondo e non viceversa. Nello scontro conclusivo fra i due, nonostante tutta l'antipatia del personaggio (un bravissimo Eddie Marsan) non possiamo che stare dalla parte di Scott quando urlando le rinfaccia di pensare soltanto a se stessa, di voler far ruotare il mondo intorno a lei , senza accorgersi che intanto lui soffre perché sta subendo il suo fascino.
Allo stesso modo nell'incontro con la sorella più grande, sposata e prossima a mettere alla luce un bambino, denota poca partecipazione per le scelte responsabili della sorella, preferendo la sua libertà disimpegnata.  In un colloquio con l'amica con cui condivide l'appartamento, in un momento di riflessione confidenziale ridicolizza le "eterne domande": "da dove veniamo, dove andiamo, che senso ha la vita…" non per scongiurare con la sua levità una visione cupa della vita, ma semplicemente perché tutte queste cose per lei non hanno alcuna importanza.
Questo novello Candide dei nostri giorni non va in giro per le strade del mondo a trasmettere l'ottimismo del migliore dei mondi possibili  ma un molto empirico carpe diem e "non facciamoci male", evitando accuratamente di restarne coinvolta, evitando di amare fino in fondo e di mettere pienamente in gioco se stessa. 

Autore: Franco Olearo

Details of Movie

Titolo Originale Happy-Go-Lucky
Paese Gran Bretagna
Etichetta
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