ROCCO SCHIAVONE (stagioni 1-5)

20165 stagioni, 20 episodi di 100 min16+   Dipendenze, Elaborazione del lutto

Le indagini condotte dal vicequestore, di origine romana Rocco Schiavone, nella tranquilla città di Aosta e nella valle circostante accompagnate da modalità al limite della legalità e dal passato disordinato del protagonista che non lo lascia in pace. Dai romanzi di Antonio Manzini, un serial che ha avuto successo. Disponibile su Raiplay e Amazon Prime.

Rocco Schiavone, vicequestore della Polizia, è trasferito nel capoluogo valdostano per motivi disciplinari. Lontano dai suoi amici e dalla sua vita romana, porta avanti il suo lavoro con metodi al limite della legalità. Le sue giornate sono accompagnate dai colloqui rari ma intensi con l’allucinazione di Marina, la moglie che è stata uccisa in un agguato criminale per il quale si sente in parte responsabile, da lui sempre amata e difficile da dimenticare. Nonostante la tranquillità della valle alpina, il suo lavoro lo porta continuamente a misurarsi con casi di cronaca nera e con un passato che, man mano si svela lungo gli episodi della serie, rivelandogli sorprese e inaspettati colpi di scena.


Valori Educativi



Il protagonista, pur coprendo la carica di vicequestore di polizia, compie atti illegali e partica la giustizia fai-da-te. La serie rappresenta bene un caso umano di persona tormentata, ormai privo della sua “bussola” (l’amata moglie defunta) e in conflitto con se stesso ma arrivati alla quinta stagione, non si intravedono ancora forme di ravvedimento ma solo singoli gesti di generosità nei confronti del prossimo. Anche altri poliziotti mostrano comportamenti troppo disinvolti rispetto alla carica che coprono.

Pubblico

16+

Uso di droga, situazioni sentimentali irregolari, rare scene sensuali. Comportamenti illegali, turpiloquio continuo, tentazione di por fine alla propria vita

Giudizio Artistico



Il film si sostiene grazie l’eccellente caratterizzazione di Marco Giallini nella parte del tormentato Ricco Schiavone. Ottima Fotografia favorita dagli spettacolari paesaggi alpini e dalle riprese esterne della bellissima Valle d’Aosta. Le singole puntate della serie si snodano agevolmente come episodi separati tenuti insieme dalla storia del protagonista non priva di colpi di scena.

Cast & Crew

Our Review

E siamo a 5! Se la serie tv Rocco Schiavone arriva alla quinta stagione (nonostante l’irregolarità del numero di episodi per singola stagione e con un totale di 20 puntate della durata di poco inferiore a quella di un film) vuol dire che il format piace e, quindi, si continua.

Belle le musiche, spettacolare la fotografia e per i fan, molto ben inserito nella parte il Giallini (forse anche perché, nella sua vita personale, ha vissuto il dramma della perdita della persona amata).

La serie tv è realizzata con il sostegno della Fondazione film Commission Vallée d’Aoste e – possiamo dirlo con franchezza – soldi spesi bene: il ritorno pubblicitario al capoluogo valdostano, quasi sempre avvolto dalla neve e, allo stesso tempo, presentato come rifugio sicuro di anime in pena, è assicurato.

E il nostro vicequestore, Rocco Schiavone, è proprio un’anima in pena. Infatti, pur essendo di animo del tutto estraneo (perché romano) a quei luoghi, sembra (pur facendo ogni sforzo nel mostrare il contrario) trovarsi a suo agio perché, lì, può combattere con il peggior demone con cui ogni uomo può far guerra: sé stesso.

Non si capisce bene se le sue visioni (in realtà una sola, della donna che ha amato ed è stata uccisa a causa sua) siano dovute alla droga (fa regolarmente uso di cannabis) oppure al profondo dolore che si porta nell’animo. Fatto sta che Rocco non è per niente un modello di uomo. Simpatico a chi è attratto dal modo di fare romano (mentre risulterà antipatico a chi proprio non digerisce un certo modo di fare borioso) ma assai discutibile il suo modo di vivere.

Sembra quasi che, pur facendo bene il suo lavoro (perché lo sa fare!) faccia il possibile per mostrarsi agli spettatori un modello da condannare a tutti i costi. Uomo “di vita” che, oltre alla droga, ha un passato e modi di fare che spesso sono al limite della legalità e, in alcuni casi, ben oltre il confine del lecito. I suoi migliori amici (romani) non sono persone “per bene” e, seppure animati da una profonda e fraterna amicizia, nascondono segreti che richiamano ad atteggiamenti caini. Sul linguaggio usato, sarebbe quasi da sorvolare: definirlo colorito è un eufemismo esageratamente stiracchiato.

Rocco sta bene da solo perché la solitudine è la possibilità che si dà di viaggiare nell’immaginazione, andare a fondo del proprio animo e riconoscere quello che, psicologicamente, gli toglie la pace, il sonno, una serenità persa con la morte dell’amata moglie Marina. Allo stesso tempo, però, il nostro vicequestore, si dimostra essere, un uomo di cultura, conoscitore della zoologia (si diverte a cogliere le somiglianze tra persone e specie animali) oltre ad avere una fissa per le parole poco note.

Un uomo in viaggio ma senza meta perché – lo rivela a tratti – la vita gli pesa e le allucinazioni/dialoghi con la moglie morta sono espressione del desiderio di raggiungerla: uno stato, quindi, di grandissima sofferenza, quasi di depressione che lo spinge al limite del suicidio. E come chi viaggia senza avere una meta, anche lui sta male perché vaga come un’anima in pena che non trova pace perché gli manca il “luogo”, la persona, che per lui sarebbe pace. Marina, l’ex moglie che lo accompagna nelle sue giornate sotto forma di allucinazione, ricorda una Beatrice che accompagna il nostro moderno Dante nel viaggio verso la verità. È un uomo solo, perseguitato dai fantasmi del passato in cui, a tratti si manifesta un senso spiccato di giustizia, nello svolgimento del suo lavoro: questi guizzi di giustizia e di bontà sono il richiamo di quanto di buono aveva appreso da sua moglie. Un uomo che da un lato sembra incapace di redenzione e dall’altro è testimonianza di una coscienza che, come un moderno grillo parlante di collodiana memoria, si ripresenta e cerca di farsi spazio, di fare luce sulle ombre che soffocano l’animo umano. Arriva anche a mostrare un lato paterno, sebbene con molta timidezza, nei confronti di più di un collega e di qualche giovane amico imbattutosi sulla sua strada.

Se volessimo individuare un paradigma per decifrare la figura di Rocco Schiavone potremmo definirlo come un uomo “a tratti”, capace di contenere in sé variegate sfumature di grigio, senza sufficiente forza per cambiare, attratto da qualche forma di bene eppure, poi, arrendevole alle lusinghe fascinose del male. Un uomo a cui non piace stare da solo, ma che sembra, nella solitudine, trovi la sua dimensione. Un uomo che fa il possibile per mostrarsi antipatico, scostante, solitario per evitare di mettersi a nudo: la sofferenza, ancora viva nel suo animo per la morte della moglie, non gli permette di essere libero, affezionarsi e innamorarsi perché è una ferita ancora sanguinante.

È difficile riconoscere un esempio in quest’uomo, come si è detto sopra, ma, indubbiamente, è presentato con maestria l’abisso di un cuore umano pieno di contraddizioni.

1 giugno 2023

Autore: Enzo Vitale

Details of Movie

Paese ITALIA
Tipologia
Tematiche (generale)
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