BEETLEJUICE BEETLEJUICE

2024SurrealeVita dopo la morte

Beetlejuice Beetlejuice combina umorismo nero e surrealismo, esplorando temi di accettazione e legami familiari attraverso un'interpretazione audace e stravagante dell'aldilà, mantenendo viva la magia del film originale. In Sala

 

Lydia Deetz (Winona Ryder), ormai adulta e madre, vive con la figlia ribelle Astrid (Jenna Ortega), che fatica a trovare il suo posto nel mondo. Quando un nuovo problema soprannaturale minaccia la loro esistenza, Lydia si vede costretta a chiedere nuovamente aiuto a Beetlejuice (Michael Keaton), lo spirito irriverente e imprevedibile. Beetlejuice, con il suo caos esilarante, complica ulteriormente la situazione, scatenando eventi disastrosi fuori controllo. Mentre i confini tra il mondo dei vivi e quello dei morti si dissolvono, Lydia e sua figlia devono collaborare per ristabilire l’equilibrio e affrontare le stranezze dell’aldilà.


Valori Educativi



I genitori smettono di essere visti come ostacoli e cominciano ad assumere il ruolo di sostenitori. Nel mondo surreale di Beetlejuice, questo legame assume anche un significato più ampio, indicando come, anche nelle situazioni più eccentriche e imprevedibili, la famiglia possa rappresentare un punto di riferimento essenziale.

Pubblico

10+

Alcuni contenuti violenti macabri e sanguinari

Giudizio Artistico



Burton, attraverso questa lente macabra ma giocosa, invita lo spettatore a riflettere sulla morte senza paura, trattandola come un’estensione bizzarra e, a suo modo, vivace della vita stessa.
Il film presenta alcune criticità. Il personaggio di Monica Bellucci, pur essendo una presenza affascinante e carismatica, sembra mancare di un ruolo narrativo sufficientemente sviluppato.

Cast & Crew

Regia

Sceneggiatura

Alfred Gough

Sceneggiatura

Miles Millar

SCeneggiatura

Our Review

Con Beetlejuice Beetlejuice, Tim Burton riporta alla luce la sua straordinaria abilità nel mescolare inquietudine e comfort, elementi distintivi del suo cinema più celebrato. Il film, presentandosi volutamente come una versione più sicura e decisa di Dark Shadows, di cui ne evoca le atmosfere generando una forte sensazione di nostalgia, è in grado di riportare in auge la figura iconica di Beetlejuice, con il suo carattere irriverente e caotico.

Il personaggio di Beetlejuice, viene spinto da Burton ai confini dell’eccesso senza mai scivolare nel ridicolo e ciò è dovuto anche alla bravura di Michael Keaton, che ritorna nel suo ruolo più noto, portando con sé una vitalità inalterata e confermando lo spiritello come il cuore pulsante di questa nuova avventura cinematografica.

Riguardo le tematiche affrontate, mentre il primo film esplorava la morte in modo strano e insolito, questa nuova versione accoglie il tema con maggiore familiarità, rimanendo ancorata a un immaginario ormai familiare e facilmente accessibile.

In Beetlejuice Beetlejuice infatti, il rapporto con la morte viene ulteriormente approfondito e reso ancora più familiare, trattato non solo con ironia ma con una sorta di disincantata accettazione. Se nella pellicola degli anni ’80 la morte era vista come un elemento strano e imprevedibile, qui diventa parte di una realtà consolidata, che i personaggi affrontano senza più timori o sorprese. Beetlejuice, in particolare, rappresenta l’anarchia e il caos del mondo ultraterreno, un luogo dove le regole del mondo dei vivi non contano più e in cui le anime vivono con disinvoltura i loro difetti e idiosincrasie. Questo approccio originale sottolinea come la morte, pur essendo un passaggio inevitabile, non debba essere vista come qualcosa di tragico o definitivo, ma come una fase particolare, dove la stranezza è la norma e il terrore lascia spazio all’umorismo nero. Burton, attraverso questa lente macabra ma giocosa, invita lo spettatore a riflettere sulla morte senza paura, trattandola come un’estensione bizzarra e, a suo modo, vivace della vita stessa.

Altri espedienti narrativi si rivelano curiosi, come ad esempio la costante censura del volto di Jeffrey Jones, che nel film originale interpretava Charles, il padre di Lydia. La sua assenza, dovuta ai problemi legali che lo hanno coinvolto, viene gestita in modo originale, fino a includere l’animazione in alcune scene. Sorprendentemente, questo approccio si integra bene con il tono surreale dell’opera.

Tuttavia, il film presenta alcune criticità. Il personaggio di Monica Bellucci, pur essendo una presenza affascinante e carismatica, sembra mancare di un ruolo narrativo sufficientemente sviluppato. Sebbene la sua interpretazione sprigioni un’eleganza magnetica e una sensualità intrigante, il suo contributo alla storia appare limitato, lasciando desiderare una maggiore profondità. Nonostante ciò, Bellucci riesce a portare sullo schermo un’energia unica, e il suo carisma riesce a lasciare il segno, dimostrando che anche una presenza meno centrale può avere un impatto visivo e emotivo.

Anche Jenna Ortega, una giovane attrice dal grande talento, offre una performance convincente nel ruolo dell’adolescente ribelle. Sebbene il suo personaggio segua un percorso narrativo piuttosto prevedibile, Ortega riesce a infondere freschezza e autenticità al suo ruolo; la sua capacità di esprimere vulnerabilità e forza in situazioni di conflitto contribuisce a rendere il suo personaggio più complesso e interessante, rendendo la sua presenza sullo schermo degna di nota.

La vera rivelazione del film però, proviene da Winona Ryder, il cui personaggio evolve in modo originale e coeso, fungendo da ponte tra le due generazioni. La sua interpretazione arricchisce la narrazione, conferendo una certa profondità alla storia, esplorando inoltre la delicata questione del rapporto madre/figlia che nel film assume un ruolo significativo. Questo legame si sviluppa inizialmente all’insegna del conflitto, con la giovane protagonista che incarna l’adolescente ribelle,  in cerca di indipendenza e in contrasto con le regole e le aspettative del mondo adulto.

Nel corso del film, tuttavia, il loro rapporto evolve e si trasforma. La madre, dapprima percepita come una figura di controllo e repressione, si rivela progressivamente una preziosa alleata. Il conflitto si attenua quando entrambe riconoscono le rispettive fragilità e necessità, portando a un’intesa più profonda. Questa evoluzione riflette una tematica familiare universale: il passaggio dall’opposizione generazionale all’accettazione reciproca, dove i genitori smettono di essere visti come ostacoli e cominciano ad assumere il ruolo di sostenitori. Nel mondo surreale di Beetlejuice, questo legame assume anche un significato più ampio, indicando come, anche nelle situazioni più eccentriche e imprevedibili, la famiglia possa rappresentare un punto di riferimento essenziale.

In conclusione, Tim Burton è capace di intrattenere, grazie a un’armoniosa fusione di humor macabro, ambientazioni surreali e personaggi eccentrici ma che allo stesso tempo riesce efficacemente ad affrontare tematiche delicate ed importanti. Tim Burton, con la sua inconfondibile maestria, riesce a bilanciare il grottesco con il comico, offrendo al pubblico un film che, nonostante alcune imperfezioni, riesce a risvegliare quella magia che l’ha reso celebre. Il ritorno di Beetlejuice ha il potenziale di affascinare tanto i nostalgici quanto le nuove generazioni, riaffermando l’abilità del regista nel plasmare e dominare il bizzarro con il suo stile unico.

Autore: Davide Amenta

Details of Movie

Tipologia
Tematiche-dettaglio
Tematiche (generale)
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