WENDY

by Franco Olearopublished on 11 Novembre 2021

Al suo secondo lungometraggio, Benh Zeitlin confeziona una rivisitazione del  romanzo Peter Pan di J. M. Barrie. Un classico, quello del ragazzo che non voleva crescere, che ha visto diverse versioni cinematografiche. Un film abbastanza impegnativo: la durata che si avvicina alle due ore, la scarsità dei dialoghi, una narrazione non sempre lineare, momenti un po’ poetici e a tratti onirici… più un film d’essai che per  il grande pubblico.

Tema centrale resta quello della crescita: “Tutti i bambini crescono. Per la maggior parte, succede e basta, così come cambia il tempo. Però alcuni, i ribelli, con la luce negli occhi, scappano” si sente dire nel film. Una fuga che, come si scoprirà. Ha i suoi precisi limiti.

La rielaborazione, la riproposizione che il regista e la sceneggiatrice (Eliza Zeitlin, sorella del regista) hanno realizzato di questo classico racconto è molto lontana da quanto in passato era stato portato sul grande schermo.

Innanzitutto, la scelta di vivere la storia dal punto di vista della piccola Wendy (ottimamente interpretata dalla giovanissima Devin Frence): una bambina sveglia, curiosa, che brama la sua libertà e ama la sua famiglia. Dopo aver smarrito la strada di casa per stare con i ragazzi selvaggi, desidera tornarvi e crescere.

Peter, per il cui ruolo è stato scelto un bambino afroamericano (Yashua Mack), come nel romanzo non vuole crescere, considera anzi il mondo adulto con disprezzo. Il desiderio di non crescere è ciò che gli interessa più di ogni altra cosa e per mantenersi bambino è disposto a sacrificare tutto (e tutti).

In secondo luogo, perché non c’è traccia di magia lungo tutto il racconto filmico. Sull’isola, ciò che permette ai bambini di restare tali sono i pensieri positivi e la Madre Terra. Basta molto poco perché si cominci ad invecchiare e una parte dell’isola ospita proprio tutti quei bambini che sono invecchiati e per i quali non c’è nessuna possibilità di tornare indietro. Così la stessa Madre Terra è viva, risponde e interagisce con i protagonisti attraverso le sue modalità: eruzioni vulcaniche, geyser, …

In questo scontro tra adulti e bambini, assistiamo alla nascita di Capitan Uncino, eterno nemico dei bambini dell’isola.

Un’opera che non fa mancare citazioni: bambini alle prese con scoperte particolari e sensazionali (basti pensare ai GooniesE.T. L’estraterrestreStranger Things), il passaggio dall’infanzia all’età adulta che avanza su binari (come in Stand by me di Rob Reiner).

Il film ritorna a essere fedele allo spirito del testo originale e ai film che lo hanno preceduto proprio nel finale. Il legame familiare, prima di tutto, non è qualcosa che imprigiona. La nostalgia e il desiderio di tornare a casa prendono il sopravvento in due dei fratelli Darling: il loro ambiente, la loro mamma, la vita che li aspetta tra le mura domestiche non sono un recinto che soffoca, ma il luogo ideale per crescere e maturare (che non vuol dire invecchiare!).

E’, forse, l’insegnamento più bello del racconto di Peter Pan: per imparare ad amare bisogna crescere. Il protagonista, nel suo restare bambino, è un grande egoista: pensa di essere il centro di ogni cosa e il riferimento di tutti, ma questo unicamente per la sua soddisfazione e per conservare la propria giovinezza. Wendy, però, non ci sta: l’affetto sperimentato lascia un segno dentro di lei tale da permetterle di ritrovare la strada di casa. La possibilità di crescere, quindi, le permetterà di amare, di generare, di raccontare questa straordinaria storia da lei vissuta

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