RUBY SPARKS

Calvin è un giovane scrittore che ha raggiunto molto presto il successo ma ora ha perso l’ispirazione, complice una crisi sentimentale e si sottopone a sedute psicoanalitiche in attesa di tempi migliori. Una notte ha un sogno: passeggiando per un parco Ruby, incontra una ragazza simpatica di cui si innamora immediatamente. Fulminato da questa ispirazione Calvin riprende a scrivere. Una mattina però, scendendo in cucina, si accorge che Ruby in carne ed ossa gli ha già preparato la colazione….
Esser diventato uno scrittore famoso ha finito per risultare per Calvin una trappola senza via di uscita: costretto a recitare la parte dell’enfant prodige negli eventi mondani organizzati dal suo editore, invitato garbatamente ma insistentemente a produrre al più presto un nuovo capolavoro, in piena crisi di ispirazione non trova altra soluzione che recarsi frequentemente da uno psicanalista. Calvin è un ragazzo complicato: una sorta di nerd del libro che passa molto tempo a leggere tutto solo nella sua enorme casa a due piani con piscina, frutto del suo successo. Ha problemi a relazionarsi con gli altri, di fatto non ha amici se non suo fratello e un piccolo cane; la sua ultima relazione sentimentale si è interrotta bruscamente, proprio perché accusato di esser capace di pensare solo a se stesso.
La situazione cambia quando Calvin una notte sogna di incontrare Ruby, una simpatica ragazza che è arrivata da poco in città. Dopo quel sogno tutto volge al meglio per lui: ritrova la voglia di scrivere e incredibilmente Ruby, in carne ed ossa, ora abita la sua casa e può costruire con lei, così dolce ed affettuosa, una grande storia d’amore. Quel che è ancora più eccitante è il fatto che lui può modificare ciò che è Ruby e quello che sente per lui, semplicemente scrivendolo con la sua macchina da scrivere.
I due registi, Jonathan Dayton e Valerie Faris, una coppia nella vita e nel lavoro, dopo aver costruito con Little Mis Sunshine-2006, una feroce critica agli eccessi dell’America consumista, schiava dell’immagine, della televisione e dell’ascesa sociale, prendono di mira questa volta l’individualismo e l’egocentrismo che attanaglia le nostre relazioni umane, in particolar modo il rapporto uomo-donna.
Se la prima parte del film è servita per costruire l’espediente letterario, nella seconda si sviluppa la metafora dell’eterno desiderio di costruire un lei/lui a propria immagine e somiglianza, segno di immaturità e di fuga dalla realtà.
E’ sufficiente che Calvin resti qualche giorno lontano dalla macchina da scrivere che Ruby assuma un profilo più umano e quindi la sua indipendenza, pronta a discutere su tutto e a recuperare uno spazio temporale e spaziale tutto per se. Calvin ritorna a scrivere per lei un suo nuovo profilo ma il frutto della nostra mente non è mai ricco e sorprendente come nella realtà: se la definisce come indipendente si allontana da lui, se la qualifica come legata lui, diventa appiccicosa e noiosa.
Il mito della donna ideale costruito sugli archetipi del maschio è stato ripreso più volte nel cinema: lo avevamo visto in "La fabbrica delle mogli"-1975 poi riproposto in La donna perfetta-2004 ma il film risente di un modello ormai superato: angelo del focolare e della casa di giorno, bambola disponibile di notte.
In chiave molto più attuale lo scontro fra i due sessi era stato affrontato in (500) giorni insieme-2009: Tom e Sole vivono 500 giorni insieme scambiandosi grandi effusioni ma il loro rapporto è incapace di riscattarsi da un sentimentalismo ingenuo, preda di continue altalene di esaltazione e depressione, incapace di approdare al dono totale di se stessi e a un progetto di vita in comune.
Anche in questo Rudy Sparcks, la conclusione è positiva (non riveliamo i dettagli): sappiamo che Calvin ha imparato la lezione, o meglio ha appreso cosa non si deve fare , ma non siamo sicuri che abbia compreso cosa è l’amore perché il film demolisce ma non costruisce.
Ruby Sparks si aggiunge alla lunga lista di film dove l’amore è invocato, desiderato ma non realizzato
In conclusione un film autoriale, realizzato con intelligenza ma poco propositivo, stranamente costellato di grandi attori rinchiusi in piccoli camei: Annette Bening, Antonio Banderas, Elliott Gould.