BASTA CHE FUNZIONI

200892'Diseducativo  

Boris Yellnikoff parla poco del suo passato, quando era un illustre professore di fisica candidato al premio Nobel,  sposato con una moglie ricca che gli consentiva una vita agiata. Ora si ritrova a vivere da solo in un popolare quartiere di New York dopo il divorzio dalla moglie e un tentato suicidio frutto delle sue fobie e di una visione pessimistica sul mondo e sull'umanità. Una sera finisce per prendere in casa, per l'insistenza di lei, Melody, una giovane ragazza scappata dalla casa dei suoi genitori e senza un posto dove dormire. Lei è molto diversa, semplice e senza istruzione, ma qualcosa sta succedendo fra loro due...

Valori Educativi



L’autore ribadisce con forza la casualità del mondo, l’inutilità della nostra esistenza; solo il sesso libero ci può dare una parvenza di felicità e ci avvicina gli uni agli altri

Pubblico

Diseducativo

Non vi sono scene poco adatte ai minori ma l’autore ci trasmette un messaggio di puro nichilismo

Giudizio Artistico



Woody Allen non ritrova la freschezza delle sue battute e il gusto del racconto, come era accaduto nei suoi ultimi film "europei". Eccesso di verbosità retorica da parte del protagonista

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Questa volta Woody ha esagerato. Era nota da tempo, tramite i lavori precedenti, la sua visione pessimistica del mondo: tutta la nostra vita è dominata dal caso, l'umanità è capace solo di atroci crudeltà; non ci resta che cogliere quei pochi attimi di felicità che ci capitano, momenti di amore (e di sesso), ben consci che tutto finirà resto: carpe diem, basta che funzioni, appunto.

Negli ultimi lavori la sua visione restava come sotto traccia: lo spettatore poteva comunque godersi un appassionante thriller: Match Point (che resta il suo lavoro migliore fra quelli più recenti), apprezzare l'ottima interpretazione di tutti i protagonisti in quella variante della tragedia greca che è stato  Sogni e delitti o godersi le battute mordaci di Woody nella commedia-thriller Scoop.
Questa volta invece, recuperando una sceneggiatura vecchia di trent'anni, la sua filosofia, incarnata in un misantropo e saccente alter-ego dell'autore (il fisico Boris),  viene spiattella ad ogni sequenza. Invece di far in modo che sia la storia a comunicarci qualcosa, Woody, denotando una evidente mancanza di ispirazione, usa l'espediente di far commentare a   Boris le vicende che accadono, parlando direttamente rivolto agli spettatori. In quel modo sciorina sentenze sull'inutilità della vita: "Verrà il giorno in cui ti ficcano in una scatola e avanti con un'altra generazione di idioti" e sulla crudeltà dell'uomo, con una battuta decisamente sopra le righe "mio padre si è suicidato perchè i giornali del mattino  lo deprimevano".

Purtroppo da vecchi si diventa un po' ripetitivi e brontoloni e sembra che sia successo proprio questo al nostro, questa volta non tanto, grande autore.

Anche quando Boris finisce per accettare l'idea di sposare Melody (ci sono almeno quarant'anni di differenza fra loro) la sua non può certo venir considerata una classica dichiarazione di amore: "è incredibile: il caso è un fattore della vita sbalorditivo. Tu sei venuta al mondo per puro caso in un posto lungo il Mississipi; io sono il risultato del congiungersi di Sammy ed Enrietta nel Bronx. Per una astronomica concatenazione di circostanze, le nostre strade si sono incrociate. Due fuggiaschi nel vasto, buio, inesprimibilmente violento e indifferente universo".

Woody Allen vivacizza  il racconto con l'arrivo inaspettato della madre e del padre di lei, ora divorziati. L'autore non ha mai fatto mistero di considerare la fede religiosa, di qualsiasi confessione, una semplice superstizione, ma questa volta la sua critica  è grossolanamente sbrigativa e i suoi strali mancano di un minimo di arguzia.
i genitori di Melody sono inevitabilmente dei cristiani bacchettoni che hanno insegnato alla figlia che il sesso è sporco, pregano intensamente e leggono la Bibbia, ma appena arrivati a New York si "convertono" alla gioia liberatoria del sesso: lei si infila disinvoltamente in un menage a trois e lui scopre finalmente la sua vera vocazione: l'amore omosessuale.

La sera di capodanno, quando tutte queste strane coppie si trovano riunite nella sua casa, Boris, come un maestro alquanto pedante, si  rivolge di nuovo al pubblico, sopratutto a quelli di noi un pò tardi a capire, e sciorina di nuovamente il suo messaggio: "quanto odio questi festeggiamenti: tutti voglio disperatamente divertirsi cercando di festeggiare che cosa ? Un altro passo verso la tomba?  Qualunque felicità riusciate a rubacchiare o a provocare per qualche ora , qualunque temporanea elargizione di grazia vi capiti…basta che funzioni.  E non vi illudete: non dipende per niente dal vostro ingegno umano: più di quanto non vogliate accettare è la fortuna a governarvi. …  non ci pensate, se no vi viene un attacco di panico".

In fondo ha ragione a parlare di panico: basterebbe abbattere la superba caparbietà con cui il nostro autore si arrocca su posizioni assurde per ipotizzare la più semplice e razionale delle risposte: tutto è stato fatto ed accade nell'ambito di un senso compiuto.

Il film ha una impostazione molto teatrale, secondo lo stile di Woody, con molti dialoghi in interno e pochi esterni circoscritti. La recitazione non è ottimale: Eva Rachel Wood (già vista in Thirteen) carica troppo la sua parte di occhetta ignorante mentre Larry David (Boris) risulta in certi momenti veramente insopportabile, con la sua spocchia e la sua saccenteria. La sceneggiatura  è troppo frettolosa in alcuni passaggi, come nel caso della ricostruzione del primo matrimonio di Boris.

Autore: Franco Olearo

Details of Movie

Titolo Originale Whatever Works
Paese USA
Etichetta
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